“L’8 e il 9 giugno saremo chiamati alle urne per le elezioni europee. Ma abbiamo le idee chiare, almeno, su che cosa si va a votare?”. A partire da questa domanda, nell’editoriale del numero di giugno-luglio della rivista Aggiornamenti Sociali, il direttore Giuseppe Riggio riflette sul significato della prossima tornata elettorale. “Attraverso il loro voto, i cittadini italiani insieme a quelli degli altri Paesi dell’Unione europea non sceglieranno solo i 720 deputati che li rappresenteranno nel futuro Parlamento europeo, ma daranno anche un’indicazione su quale Europa desiderano. Ecco perché è importante capire quali sono le questioni in gioco”.
Riggio segnala che molte sono le trasformazioni in corso in questi anni, delle quali l’Ue si sta occupando: rivoluzione digitale e intelligenza artificiale, transizione ecologica e Green Deal, sistema sanitario, welfare state, inverno demografico. “Il nostro voto inevitabilmente andrà a definire l’indirizzo che desideriamo abbiano le politiche su queste problematiche”. A questi temi se ne aggiungono altri legati alla prospettiva internazionale. Da un lato, “l’invasione dell’Ucraina ha posto in termini nuovi e urgenti la questione della difesa comune e impietosamente mostrato la debolezza politica dell’Unione a livello internazionale”. Dall’altro, la questione dell’allargamento sarà centrale nell’agenda politica dei prossimi anni, visto che “vi sono dieci Paesi che chiedono di aderire all’Ue, mossi dalla convinzione che questo passo assicuri pace, democrazia e sviluppo economico”.
Davanti a tutti questi elementi, l’Ue “sembra in stallo”, e da ogni parte politica si avverte l’esigenza di un cambiamento. “Ma il nostro voto – ricorda Riggio – determinerà la direzione di questo cambiamento”. Vogliamo giungere a una maggiore integrazione europea? “Scegliamo di mantenere lo status quo, viste le opposizioni a una revisione dei Trattati, permettendo agli Stati che lo desiderano di realizzare forme di collaborazione rafforzata, con un’Europa a più velocità”? “Oppure optiamo per avere meno Europa”?
Può guidare nella scelta in vista del voto il principio della solidarietà fra Stati che sta alla base del sogno europeo, che mosse Schuman, Adenauer e De Gasperi all’indomani della Seconda guerra mondiale ad accantonare gli interessi di parte per trovare una nuova modalità di concepire la politica. Anche oggi, “la solidarietà tra Stati e tra i popoli è una via possibile da percorrere”, sostiene il direttore di Aggiornamenti Sociali, come dimostrano le scelte dell’Ue più recenti. Dove infatti non si agisce con solidarietà – questa la sua tesi – le iniziative si bloccano o franano (è il caso dell’accoglienza ai migranti), mentre l’azione coordinata tra Stati ha portato a risultati ben diversi, come ha dimostrato la gestione della pandemia e il varo del fondo NextGenerationEu, a sostegno delle economie più provate dal Covid-19, come l’Italia.