Dipendenze: card. Zuppi a Fict, “tutta la Chiesa in Italia si deve interrogare per ritrovare attenzione, passione, gusto di curare tanti pezzi del nostro mondo”

“Il vostro servizio, la vostra intelligenza, la vostra scienza umana, la vostra passione sono merce un po’ rara e sono davvero decisive, avete un osservatorio che penso vada condiviso ancora di più, la vostra è una fotografia importantissima delle situazioni che seguite e che riguardano tutti. Quindi, vi ringrazio perché siete tra i pochi che affrontano un tema terribile come quello delle dipendenze”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, collegato via Zoom al convegno promosso dalla Fict a Bologna su “La presa in carico delle fragilità tra il senso e il fare”. Evidenziando il fatto che la società sia diventata più individualista e quindi interessata solo a non essere “scomodata” da un fenomeno forse oggi meno visibile, il cardinale ha sottolineato come quella delle dipendenze sia “una sofferenza terribile”: “Per questo vi ringrazio, perché siete tra i pochi che la sapete intercettare e curare”. Oggi “la cura è complicata, come sapete, perché chiede tanto tempo, tanta insistenza e tanta intelligenza, perché spesso sono situazioni che tendono a cronicizzarsi o rispetto alle quali le possibilità di reinserimento sono molto ristrette, anche perché se c’è meno attenzione” verso il fenomeno “ci sono anche meno possibilità”. Non solo: “C’è un’oggettiva complessità – le doppie diagnosi a volte sono diventate anche triple e quadruple – che voi continuate ad affrontare con intelligenza e sulla quale continuate a interrogarvi”.
Il card. Zuppi ha offerto anche una considerazione su chi aiuta nella cura, cioè “sulle difficoltà oggettive del trovare operatori, coinvolgerli, appassionarli, dare quella prospettiva in più indispensabile in un servizio così delicato, garantirli e irrobustirli anche e far sì che sia garantita una continuità”. Il porporato ha parlato anche della necessità di far conoscere di più le fragilità: “Dobbiamo interrogarci di più per allargare la conoscenza dei problemi e far appassionare alla sfida che essi rappresentano, sfida che non appartiene solo a coloro che ne sono coinvolti ma a tutti, perché vuol dire lottare contro una mentalità di dipendenza, quella che la produce, che si accontenta di circoscriverla e non di risolverla. È anche una domanda su cui tutta la Chiesa in Italia si deve interrogare per ritrovare attenzione, passione, gusto di curare tanti pezzi del nostro mondo, delle nostre comunità che dobbiamo affrancare dalle tante schiavitù”. “Siete un deposito di tanta ricerca in questi decenni: non smettete di guardare e cercare il futuro. Colmate un vuoto e stimolateci anche di più. Dovete aiutarci ancora di più a fare cultura, a far conoscere le sofferenze che portano le dipendenze e anche le tante possibilità di liberazione, che non richiedono solo delle bellissime comunità come sono le vostre, ma che chiedono che tutta la comunità sia attenta, consapevole, responsabile e vi aiuti in questo sforzo, che non può essere mai solo una delega, ma un coinvolgimento di tutti”. Infine, una proposta di presentare anche delle intese per le diocesi.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia