“Spesso, l’assenza di segnalazioni viene erroneamente interpretata come assenza di vittime”. Lo ha detto mons. Luis Manuel Ali Herrera, segretario della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, durante il convegno “Abusi sui minori. Una lettura del contesto italiano (2001-2021)”, oggi a Roma all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. “Voglio sottolineare – ha proseguito – l’importanza di continuare a lavorare insieme, offrendo il totale appoggio della Pontificia Commissione per la tutela dei minori alla Conferenza episcopale italiana. Insieme possiamo promuovere ulteriormente la cultura della tutela in tutto il territorio, in modo che le vittime possano riacquistare la fiducia perduta e sentirsi libere di denunciare quanto loro accaduto senza la paura di non essere ascoltati”. Il segretario, nominato a marzo di quest’anno, spiega i compiti della Commissione: il primo è “assistere le Conferenze episcopali nello sviluppo delle proprie linee guida in materia di tutela dei minori e delle persone vulnerabili”, il secondo è “verificare l’applicazione dell’articolo 2 del Motu Proprio Vos Estis Lux Mundi, che prescrive l’obbligo di costituire, in ogni diocesi, uffici stabili e facilmente accessibili per la raccolta delle denunce e la pronta assistenza alle vittime”, il terzo è la “responsabilità di redigere un Rapporto annuale sulle politiche e le iniziative in materia di tutela attuate in tutta la Chiesa. Questo strumento – che non riguarda i casi particolari – sarà in grado di presentare in modo comprensivo tutto il grande lavoro che la nostra Chiesa sviluppa nel mondo per tutelare i più fragili e di mostrare i nostri progressi e le cose che possiamo fare meglio in modo misurabile e credibile. La prima edizione del Rapporto annuale, attinente all’anno 2023, è stata offerta alla considerazione del Papa lo scorso marzo, in seguito all’approvazione dei membri della commissione e prevediamo di poter procedere alla sua pubblicazione nei prossimi mesi”. E ha concluso: “Abbiamo potuto riscontrare diversi esempi di buone prassi sviluppate nelle diverse diocesi della Conferenza episcopale italiana: in particolare desidero ricordare le iniziative di cooperazione con le autorità civili, anche in collaborazione con le Procure della Repubblica, i tribunali, le forze dell’ordine e i servizi sociali del territorio”.