Politica: Cartabia, “imparare di nuovo a stare insieme”. Premierato “semplificazione molto rischiosa”. “Ue procede. Immaginiamo storia recente se non ci fosse stata”

Foto La Civiltà Cattolica/SIR

Quando la fisiologica competizione politica “degenera in uno scontro fra tifoserie, in conflitto permanente, in dissidio intenzionalmente coltivato”, la democrazia non funziona: diventa impossibile “mettersi insieme, condividere progetti comuni, anche partendo da punti di vista diversi”. Così Marta Cartabia, già presidente della Corte costituzionale e già ministro della Giustizia, in una lunga intervista con il direttore de La Civiltà Cattolica, p. Nuno da Silva Gonçalves, e con Simone Sereni, pubblicata nel numero 4.175 della rivista dei gesuiti, in uscita nei prossimi giorni, ma da oggi disponibile integralmente online. Per quanto riguarda la riforma costituzionale sul cosiddetto “premierato”, nella conversazione a Villa Malta, Cartabia spiega che quando la vera questione è l’instabilità delle coalizioni, “affidare alla capacità del leader la tenuta e la durata nel tempo di un governo è una semplificazione molto rischiosa”.
Alla fine di una riflessione sulla natura del populismo, la giurista mette in evidenza come esso sia “fortemente insofferente al costituzionalismo e alla giustizia costituzio­nale”, perché le Costituzioni servono “a porre limiti al potere della maggioranza – o di minoranze più forti delle altre – sulla base di valori condivisi”. In vista delle elezioni europee, e considerando le critiche a tutto il processo di integrazione, ricorda che “tra una crisi e l’altra, con un passo avanti e due indietro, l’Europa sta in piedi e procede”. Pur consapevole della necessità di riforme, in primis quella del superamento della regola dell’unanimità, per l’ex ministro della Giustizia “il bilancio non è negativo. Anzi, imma­giniamoci la storia recente se non ci fosse stata l’Unione europea”. Interrogata sulla situazione di giovani, da madre e docente universitaria, Cartabia rileva “un’in­sicurezza e una fragilità personale più accentuate di altre genera­zioni”. Tuttavia, afferma, “cercano stili di vita e percorsi autentici” e “non rifiutano, anzi cercano, un rapporto con adulti credibili”.
La lunga conversazione ha toccato anche altri argomenti: dal legame tra la polarizzazione del dibattito politico e il sistema maggioritario a una lunga riflessione sul ruolo delle donne, nella società e nella Chiesa, e sul contrasto alla violenza di genere; dal rapporto tra fede e vita pubblica alla situazione della Chiesa italiana più in generale.

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