“La Chiesa calabrese ha bisogno di una pastorale sinodale, perché molto spesso brilla per l’individualismo e autoreferenzialità. La mentalità mafiosa attecchisce soprattutto lì dove ci sono individualismo, particolarismi, interessi individuali e familiari che sono slegati dal bene della comunità”. Lo ha detto ieri mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, intervenendo a Lamezia all’evento “Misericordia e giustizia. I mafiosi sono nostri fratelli?”, una tavola rotonda a dieci anni dalla visita di papa Francesco in Calabria. Il convegno è stato organizzato dalla diocesi cassanese con il patrocinio della Conferenza Episcopale Calabra, della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e dell’Istituto Teologico Calabro. Per mons. Savino, “se vogliamo fare un favore alla ‘ndrangheta dobbiamo fare una pastorale basata sull’invidualismo invece che sul camminare insieme”. “Il problema della Calabria – ha proseguito il presule – è quello culturale ed antropologico”, per cui “la pastorale deve incidere, graffiare le coscienze e deve portare le coscienze delle donne e degli uomini a ripensarsi in maniera diversa: per esempio andando oltre ogni atteggiamento di omertà, di silenzio complice e di contiguità”. Il presule cassanese, evocando il tema della “conversione pastorale”, ha offerto come pista di riflessione anche “l’iniziazione cristiana, dove la centralità non deve essere sul bambino ma la famiglia”. Per mons. Savino, “dobbiamo fare un vero e proprio trasloco della pastorale, perché la società non è più cristiana”.