“La beatificazione di don Giuseppe Rossi è quella di un martire”. Lo ha ricordato ieri il vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla, al termine della celebrazione eucaristica per la beatificazione del martire don Giuseppe Rossi, che è stata presieduta in cattedrale dal card. Marcello Semeraro.
“Vi chiedo di fermarvi tutti un momento – ha proseguito il presule – a pensare a queste parole che don Giuseppe ha scritto: ‘Gesù non lo si segue fino ai piedi della croce, ma occorre salire con Lui sulla croce!’”. “Sono le parole più semplici e più radicali che leggiamo nei suoi quaderni”, ha commentato il vescovo, per il quale “il giovane parroco di Castiglione era sicuro nell’indicare che il segreto della sua fedeltà, cioè il motivo per cui non ha abbandonato il suo gregge, non era anzitutto la battaglia per la liberazione, ma la fedeltà all’ideale cristiano, alla legge morale, umana e sociale”. “Egli – ha sottolineato – ha voluto stare tra la sua gente per consolare, aiutare, educare, animare quel barlume di vita ancora possibile nel travaglio dell’ultima guerra mondiale”. “Noi oggi siamo intimoriti perché temiamo che la nostra fede non sia più rilevante”, ha osservato mons. Brambilla, denunciando che “abbiamo paura a testimoniare con la fede intemerata dei santi”. “Grazie, Signore, che oggi ci hai dato un martire che ci dice: la croce di Gesù, la vita donata, è la prima e l’ultima parola della vita!”, ha concluso il vescovo che, prima, si era così espresso: “In questo giorno di grande gioia per la Chiesa di Novara tutti insieme vogliamo rivolgere a Dio il nostro grazie per aver donato a noi l’icona di un parroco martire, il beato don Giuseppe Rossi. In lui ringraziamo la passione e la dedizione al ministero di molti preti che in questi quasi ottant’anni hanno annunciato il Vangelo nelle nostre 18 valli e sui nostri tre laghi, percorrendo le vie che vanno dal riso al Rosa. Il prossimo anno saranno ottant’anni quando il 26 febbraio 2025 celebreremo per la prima volta la memoria liturgica del nuovo beato. A Dio siano rese gloria e onore per la gioia dei nostri santi”. Poi i ringraziamenti a chi ha consentito il processo di beatificazione, a Papa Francesco e al presidente Sergio Mattarella, a chi reso ha possibile la celebrazione e a chi vi ha partecipato.