Povertà: Puthenpurackal (benedettini), secondo san Benedetto è “distacco dalle cose materiali per concentrarsi sulla ricerca di Dio”

I diversi volti della povertà nella prospettiva benedettina. A delinearli è Antony Puthenpurackal (osb), intervenuto questa mattina alla 101ª Assemblea dei superiori generali in corso fino a domani ad Assisi sul tema “Fedeli all’eredità del Concilio Vaticano II”. Per Benedetto, spiega il relatore, “la povertà non è semplicemente assenza di ricchezze o di possesso, ma una realtà spirituale più profonda. È un distacco totale dalle cose materiali che aiuta a concentrarsi sullo scopo dell’ingresso nella vita monastica: la ricerca di Dio che implica lavoro per Dio, preghiera in comune, obbedienza e la rinuncia”. La povertà si declina quindi come rinuncia a qualsiasi proprietà personale, essenzialità, semplicità nell’aspetto ma al tempo stesso decoro, ospitalità, ecologia, lavoro manuale, discrezione o moderazione. Su quest’ultimo punto Puthenpurackal precisa: “né troppo né troppo poco: questo è evidente nelle sezioni delle Regole di Benedetto che trattano del cibo, delle bevande e dell’abbigliamento dei fratelli”. Questa discrezione o moderazione è “un tema molto caro a Benedetto che si ritrova tante volte presente nella Regola riguardo al governo del monastero. Niente dovrebbe essere così severo da spezzare lo spirito e costringere gli aspiranti alla vita monastica a tornare indietro abbandonando la ricerca”.

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