Striscia di Gaza: appello di quattro organizzazioni umanitarie, “chiusi i valichi a Rafah e Kerem Salom, un milione di civili intrappolati in situazione disperata, senza aiuti”

“Noi, organizzazioni sottoscritte, ci uniamo per esprimere la nostra profonda preoccupazione per la situazione critica a Rafah, nella Striscia di Gaza. Per settimane abbiamo messo in guardia sulle conseguenze devastanti di un’offensiva militare di terra in quest’area densamente popolata, così come sulla mancanza di un piano di evacuazione praticabile per proteggere i civili e sulla mancanza di un accesso garantito ai servizi e ai beni essenziali per la loro sopravvivenza. A Gaza non c’è nessun posto sicuro dove andare”.  Lo affermano Azione contro la fame, Istituto per gli studi sui conflitti e l’azione umanitaria (Iecah), Medici senza frontiere (Msf), Save the children in una nota congiunta sull’offensiva militare delle forze israeliane a Gaza. “Purtroppo, la comunità internazionale non riesce a fermare questa tragedia imminente”, mentre “la chiusura del più importante punto di passaggio per gli aiuti umanitari nel sud ha lasciato più di un milione di civili intrappolati in una situazione disperata, compresi i bambini, e ha fatto sì che più di 2.000 camion aspettassero sul lato egiziano, impossibilitati a passare”.
“La chiusura del valico di Rafah – spiegano -, unita all’inaccessibilità del valico di Kerem Salom, a causa della situazione della sicurezza, e all’impossibilità di far arrivare gli aiuti dal valico di Erez, nel nord della Striscia, verso il centro e il sud di Gaza, ha interrotto la risposta umanitaria, già estremamente limitata, peggiorando ulteriormente le precarie condizioni della popolazione civile, che da mesi si trova a dover affrontare carenza di cibo e di acqua, condizioni di alloggio precarie e servizi sanitari praticamente interrotti”. Anche le limitazioni alla rotazione del personale umanitario imposte dalle operazioni militari “hanno comportato l’interruzione degli spostamenti delle équipe umanitarie, con il conseguente impatto sulla loro sicurezza ed efficacia nel proseguire il lavoro”. Secondo le Nazioni Unite, la malnutrizione sta già mietendo vittime. “La negazione dell’accesso umanitario è una violazione del Diritto internazionale umanitario e la fame non dovrebbe mai essere usata come arma di guerra”, ricordano le quattro organizzazioni.
L’ordine di evacuazione emesso dalle autorità israeliane il 6 maggio ha fatto fuggire più di 900.000 persone, secondo i dati delle Nazioni Unite, ma molte altre sono ferite o semplicemente troppo vecchie, malate o deboli per fuggire di nuovo: “Questo ennesimo trasferimento, nel mezzo di un conflitto in corso e senza sapere se saranno in grado di sopravvivere nella loro nuova destinazione, comporta un immenso peso psicologico ed emotivo per la popolazione, in particolare per i bambini e le persone vulnerabili. Un blocco ancora più grave degli aiuti umanitari mette a serio rischio la sopravvivenza dell’intera popolazione”.
Le organizzazioni umanitarie fanno notare che la narrazione mediatica sugli aiuti umanitari si è concentrata sul numero di camion che attraversano il confine, sui lanci aerei o sugli ingressi via mare, ma “non sono altro che distrazioni progettate per creare un’illusione di aiuto, rappresentando soluzioni complesse per problemi che avrebbero una soluzione più efficace e rapida: l’apertura dei valichi di frontiera di Kerem Shalom e Rafah. Le nuove vie di comunicazione dovrebbero essere complementari alla distribuzione degli aiuti via terra, non sostituirla”. Esortano perciò la comunità internazionale ad adottare “misure immediate per proteggere i civili a Rafah e nel resto della Striscia” e un “cessate il fuoco immediato e permanente, attuato da tutte le parti in conflitto”.

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