Che impatto avrà l’autonomia differenziata in Italia? È tra le questioni analizzate dall’indagine promossa, alla vigilia delle elezioni europee, dalla Fondazione Con il Sud e condotta dall’Istituto Demopolis su un campione di oltre 4.000 intervistati, i cui risultati sono stati presentati oggi dal presidente della Fondazione Con il Sud Stefano Consiglio e dal direttore di Demopolis Pietro Vento.
Mentre avanza l’iter parlamentare sul ddl varato dal Governo, la riforma dell’autonomia differenziata ottiene nel Paese valutazioni in chiaroscuro. Il disegno al vaglio delle Camere prevede il trasferimento di diverse competenze statali alle Regioni, che potranno trattenerne il gettito fiscale, non più distribuito su base nazionale. Malgrado la riforma preveda livelli minimi essenziali di prestazione nei servizi, il 53% degli italiani ritiene che sia inopportuna e sbagliata, perché favorirebbe solo le regioni più ricche. È del 35% il segmento che la ritiene necessaria e urgente, perché aiuterebbe tutte le regioni.
Nell’analisi condotta dall’Istituto Demopolis per la Fondazione Con il Sud, sulle valutazioni dei cittadini la variabile “area di residenza” ha un’incidenza marcatissima: la maggioranza assoluta dei residenti a Nord, il 53%, è convinta dell’urgenza della riforma, ma il dato si contrae al 29% nel Centro, per ridursi ulteriormente al 14% nel Sud e nelle Isole.
A pesare sui giudizi degli intervistati è innanzitutto la percezione di quanto l’attuazione dell’autonomia differenziata possa incidere sulla qualità dei servizi erogati nella regione di residenza. I due terzi degli intervistati a Nord prevedono un impatto positivo della riforma, ma è solo il 38% ad ipotizzarlo per il Centro Italia ed appena l’11% per il Mezzogiorno.