Diocesi: Sulmona, cento chiese da salvare. L’appello di mons. Fusco

“Si attende con speranza e pazienza”. Questa la dichiarazione del vescovo di Sulmona-Valva mons. Michele Fusco. “Dopo sollecitazioni e incontri tutto sembra rimanere senza risposta e, intanto, le strutture si deteriorato accrescendo danni, in alcuni casi, irreparabili”, scrive la diocesi in una nota diffusa oggi. Il primo maggio, il vescovo aveva lanciato un appello accorato a Cocullo in occasione della festa di San Domenico che sembra però rimasto inascoltato. Per questo mons. Fusco ha deciso di tornare sullo spinoso argomento. Durate le sue visite pastorali, ancora in corso, in tutti i comuni della diocesi, ha avuto modo di raccogliere anche le segnalazioni, le pressanti richieste di cittadini, sindaci, amministratori locali e sacerdoti che gli hanno sollecitato il ripristino di importanti, significativi luoghi di aggregazione e di fede come le chiese, da restituire al culto e alla frequentazione.

Tra queste “segnalazioni” va annoverata la Chiesa di Santa Maria della Pace a Capestrano, in provincia dell’Aquila. Unitamente alla magnifica San Pietro ad Oratorium ed al Castello Piccolomini, rappresenta motivo di vanto e di attrazione turistica per Capestrano e tutta la Val Tritana. Chiusa dopo il devastante e doloroso terremoto del 2019, la Chiesa attende di poter tornare al suo antico splendore e la sua fruibilità. La diocesi ricorda che nel 2017 dal segretariato regionale sono stati assegnati per i lavori 2.400.000,00 euro per i danni del terremoto del 2009, poiché dall’ufficio competente nessuna progettazione era stata fatta, la diocesi ha iniziato a preparare i progetti. Riconosciuto anche l’aggravarsi dei danni con il terremoto del 2016 a fine 2022 sono stati assegnati altri 2.599.960,38 dal Commissario per la ricostruzione. Il progetto per il suo ripristino ha ricevuto l’autorizzazione dal Genio Civile ed è stato poi consegnato agli uffici competenti per l’approvazione nell’ottobre del 2020 e poi aggiornato successivamente nel mese di agosto dell’anno passato. “Si attendono ancora le autorizzazioni pur essendo trascorsi i giorni previsti dalla legge per il rilascio del parere”, scrive la diocesi che aggiunge: “Cosa si aspetta? Perché questo ritardo? Perché questi incomprensibili intoppi. È questo solo un esempio, non l’unico, dei tanti casi che interessano cento e più chiese e luoghi sacri da salvare e restituire alla collettività. Periodicamente torneremo a sollevare la questione fino a quando la nostra “voce” e la legittima richiesta di tanti, tantissimi cittadini e amministratori non verrà esaudita e si agirà di conseguenza e con celere, tangibile, concretezza”.

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