Pentecoste: mons. Seccia (Lecce), “la nostra testimonianza sia più efficace anche delle prediche del vescovo”

“Quando il coraggio della fede, dono dello Spirito, inizia a mancarci di fronte alle innumerevoli difficoltà della vita, c’è una Parola che salva, ci invita e ci aiuta ad alimentare la nostra speranza nell’abbraccio finale con il Signore”. Lo ha detto l’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia, nell’omelia della veglia di Pentecoste. Dopo aver ricordato gli scenari di guerra, le resistenze ideologiche che “frenano l’unità e la fraternità tra gli uomini”, le disuguaglianze sociali che “producono privilegi per i forti e drammatici scenari di povertà per i più fragili”, le famiglie disgregate, gli anziani dimenticati, i giovani allo sbando, i minori sfruttati, il presule ha indicato tutto ciò come “ferite della storia che, tutte insieme, gridano al mondo e a Dio il bisogno dello Spirito Santo che discenda ancora una volta a illuminare la vita, le menti e i cuori di tutti”.
Soffermandosi poi sul cammino sinodale, mons. Seccia ha ricordato che “con la veglia di stasera si conclude anche la ‘fase sapienziale’ del Cammino sinodale e si apre la ‘fase profetica’”. “Se non impareremo che la nostra testimonianza è più efficace anche delle prediche del vescovo, dei nostri discorsi di convenienza, dei nostri giri di parole, delle nostre frasi ad effetto sulle chat… Se non impareremo che il linguaggio che tutti accolgono e comprendono alla perfezione è quello dell’esempio della nostra vita e delle nostre scelte concrete… Sarà tutto inutile”.

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