Aborto in Costituzione francese: De Bertolis, “riduce il soggetto a oggetto ferendo il senso della lingua e del diritto”

Se le Costituzioni nascono “per riconoscere la persona e istituirne, nella modalità propria del diritto, la soggettività, con la recente costituzionalizzazione del diritto all’aborto operata in Francia assistiamo al contrario, ossia alla de-istituzionalizzazione del soggetto, ridotto a oggetto di cui si può disporre e che si può negare”. Lo scrive p. Ottavio De Bertolis, cappellano di Sapienza Università di Roma, nel quaderno n. 4.174 de La Civiltà Cattolica in uscita sabato, ma come di consueto anticipato al Sir.
“In questa cornice – afferma il gesuita -, la decisione francese non può che destare grande perplessità. Essa ferisce infatti il senso stesso della lingua e del diritto”, e l’hashtag #moncorpsmonchoix, proiettato sulla Torre Eiffel, “semplicemente non è vero, perché, nel caso del feto, non stiamo parlando solo del ‘tuo’ corpo, e il diritto condanna la scelta di negare l’altro. E l’altro è innanzitutto il ‘suo’ corpo, pur nella sua fragilità”. Come osserva la Conferenza episcopale francese nel suo comunicato del 29 febbraio scorso, “l’aborto rimane un attentato alla vita al suo inizio, e non può come tale essere visto solamente dal punto di vista dei diritti della donna”. Del resto, “oltre a negare la soggettività del nascituro, esso nega ogni rilevanza anche al padre del bambino”. In questo dibattito, osserva De Bertolis, “nessuno ha mai accennato alla necessità di predisporre mezzi di tutela e di aiuto alle donne e alle famiglie che decidono di proseguire la gravidanza, laddove la protezione delle donne e dei figli, come della famiglia, è certamente un tema di rilevanza costituzionale”. L’11 aprile alla decisione francese si è aggiunta quella del Parlamento europeo di “richiedere l’inclusione del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. In vista del voto su tale risoluzione, la Comece ha riaffermato che “la promozione delle donne e dei loro diritti non è legata alla promozione dell’aborto” che “non potrà essere mai un diritto fondamentale”.
Il valore della vita, conclude De Bertolis, “va riconosciuto come superiore agli altri, proprio per il suo essere fondamento di ogni altro diritto, e soprattutto in relazione agli stadi iniziali della vita, di particolare fragilità. Certo, portare avanti una gravidanza in alcuni casi è davvero un atto eroico, e proprio per questo bisognerebbe garantire la libertà, per la donna, della maternità, e non solo, come di fatto accade, dalla maternità”. La libertà, “a volte limitata e condizionata, delle donne dovrebbe essere rafforzata e resa possibile per la vita – conclude il gesuita -, e non per la capitolazione alla morte”.

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