“Creature senza voce – Bambini migranti nel canale di Sicilia”. E’ questo il titolo della terza edizione del congresso “Narrazione Circolare – Racconto di una pediatria differente” che si tiene da oggi al 19 maggio a Siracusa su iniziativa del Simpe (Società italiana medici pediatri). Al centro del convegno il bambino migrante al quale verrà dedicata l’intera giornata di sabato 18 maggio. Young Caritas Firenze ha “accolto con entusiasmo” l’invito al Congresso, “rendendosi portavoce dei ragazzi e delle ragazze che operano nelle Caritas o sono attivi nelle Young Caritas italiane e realizzando una serie di contributi importanti”. Tra questi l’opuscolo dal titolo “Bambino migrante, bambino che accoglie: le impronte dell’umanità in movimento” , scritto in italiano e tradotto in diverse lingue. Nell’opuscolo anche un contributo che analizza i dati raccolti dalle 220 risposte a un questionario fatto compilare ai ragazzi dai 18 ai 30 anni che operano a vario titolo nelle Caritas italiane. Ma anche la testimonianza di Klea Cepa, attiva in Young Caritas Firenze, che racconta il suo passato migratorio; la testimonianza di Morgan Rosano, di Caritas Siracusa, già Casco Bianco e ora Corpo Civile di Pace in Bosnia ed Erzegovina, che racconta la sua esperienza a contatto con i migranti. All’interno del fascicolo sono presenti dei disegni realizzati solo con l’impronta delle loro dita dai bambini e dalle bambine ospiti a Casa Santa Matilde, struttura della Fondazione Solidarietà Caritas Ets di Firenze. Si tratta sia di bambini in dimissione protetta presso l’Ospedale Pediatrico Meyer, sia di bambini palestinesi che non hanno ancora una sistemazione sul territorio e hanno necessità di cura. “Come ufficio pastorale della Caritas diocesana fiorentina, siamo ben contenti e lieti di essere stati invitati a partecipare al convegno”, afferma Riccardo Bonechi, direttore della Caritas di Firenze: nella giornata di studio, i giovani di Young Caritas daranno “una loro precisa e particolare testimonianza maturata, vissuta e sperimentata insieme ai ragazzi accolti nella struttura di Casa Matilde, ragazzi provenienti dalla guerra in Israele e reduci da interventi clinici presso l’Ospedale Meyer”.