America Latina: migranti, l’appello in cinque “grida” della rete Clamor. Tra queste, situazione dei minori non accompagnati e aumento di tratta e nuove forme di schiavitù

Si è concluso nel fine settimana a Bogotá nella sede del Celam, l’incontro del Consiglio generale e del gruppo dirigente della Rete ecclesiale latinoamericana e caraibica sulle migrazioni, gli sfollati, i rifugiati e la tratta di esseri umani (Rete Clamor), evidenziando cinque richieste della popolazione migrante del continente. “Per prima cosa abbiamo fatto un esercizio di discernimento della realtà, per dare priorità a tanta sofferenza, a tanto dolore, ma allo stesso tempo a tutti i segni di speranza che stanno emergendo in mezzo alle realtà delle persone in mobilità forzata, al fine di orientare meglio le azioni delle organizzazioni ecclesiali, per accogliere, proteggere, promuovere e integrare le persone in mobilità”, ha spiegato il segretario esecutivo di Clamor, Elvy Monzant.
Queste, dunque, le cinque urgenze, altrettante “grida” emerse dall’incontro: rendere più visibile la realtà dei migranti nel continente; maggiore attenzione ai bambini, poiché ci stiamo trovando di fronte a situazioni di altissima vulnerabilità e a un aumento esponenziale di “non accompagnati”; in terzo luogo, la tratta di esseri umani, in grandissima crescita in tutto il continente, soprattutto la tratta a scopo di sfruttamento sessuale e di prostituzione; la xenofobia, un atteggiamento che in molti Paesi considera coloro che fuggono da situazioni invivibili alla stregua di criminali; infine, il mondo del lavoro. A questo proposito, il documento finale ha indicato che si stanno verificando nuove forme di schiavitù. “La maggior parte dei migranti lavora dal lunedì alla domenica, per 10-12 ore al giorno, per meno del salario minimo, senza benefici sociali, e questo perché i datori di lavoro approfittano della vulnerabilità dei migranti per costringerli a lavorare in condizioni inadatte”.

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