Brasile: nuove piogge nel Rio Grande do Sul. Bilancio salito a 146 morti e 620mila persone evacuate. Dom Spengler (Porto Alegre), “è il grido silenzioso che la casa comune ci sta mandando”

(Foto arcidiocesi di Porto Alegre)

“Questi fenomeni che stiamo vivendo costituiscono un grido silenzioso che la casa comune ci sta mandando, per chiedere aiuto”. Lo dice al Sir dom Jaime Spengler arcivescovo di Porto Alegre, oltre che presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), sia del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). Porto Alegre, capitale dello Stato brasiliano del Rio Grande do Sul, travolto da piogge e inondazioni senza precedenti nelle ultime due settimane, “continua a essere praticamente isolata, l’aeroporto è chiuso”. Gli sforzi per aprire un varco stradale verso la città si scontrano con le nuove piogge che sono cadute con intensità nel fine settimana, con ulteriori due morti e sette feriti, che si sono aggiunti al già tragico bilancio, che in questo momento è di 146 morti, 806 feriti, 2 milioni e 100mila persone coinvolte nel disastro, 620mila evacuate e 82.200 ospitate in centri di prima accoglienza.
In tutto questo, non c’è solo fatalità, nell’analisi di don Spengler, che ha anche ricevuto una telefonata di Papa Francesco: “Il Brasile è stato in anni recenti coinvolto in catastrofi provocate dall’uomo. Ricordiamo, per esempio le dighe di Brumadinho, o di Mariana, con centinaia di morti. Poi, abbiamo avuto una serie di emergenze meteorologiche che hanno coinvolto varie zone del Nordest, e poi, lo Stato di Espírito Santo, Rio de Janeiro, la città di Petrópolis, anche la stessa Amazzonia. Il Rio Grande do Sul ha avuto città inondate per ben tre volte nel corso di un anno. Ciò che colpisce è la frequenza di questi fenomeni. Certamente, in tutto questo esistono delle responsabilità umane, a partire dal riscaldamento globale, fenomeno che nonostante le smentite è da tempo messo in evidenza, come ha sottolineato lo stesso Papa Francesco. Un secondo aspetto è quello della prevenzione, della necessità di pensare a strutture necessarie per evitare questi fenomeni. Oggi noi paghiamo conseguenze gravissime per mancanza d’attenzione, anche del potere pubblico, e per la prepotenza di alcuni soggetti”.
In tale contesto, risaltano le responsabilità cui sono chiamati i cristiani: “Credo che in primo luogo – prosegue l’arcivescovo di Porto Alegre – abbiano una forte responsabilità di custodia complessiva della casa comune, In secondo caso, i cristiani sono chiamati ad esercitare la solidarietà, così come sta accadendo qui nel Rio Grande do Sul. Questa solidarietà è stata intensa in un momento di commozione nazionale, ma dovrà restare alta nel momento in cui la commozione viene meno. Tutto il lavoro di ricostruzione sarà lungo, duro e delicato. Il Santo Padre ha coniato un termine, ‘esperanzar’, noi siamo chiamati, appunto, a sostenere la speranza del nostro popolo, questo potrà fare la differenza, rimanendo uniti e solidali come cristiani”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia