“Il modo in cui Ignazio ha lasciato i suoi affetti più cari, il modo in cui ha perso la vita, è profondamente ingiusto. Morire sul lavoro è un segno preoccupante che dice una società fragile, nella quale non c’è lavoro per tutti e quando c’è, spesso non è dignitoso, è sottopagato, non è rispettoso della dignità umana; è un lavoro che dimentica la persona ed ha come unico orizzonte i suoi obiettivi e il guadagno. E soprattutto se ancora oggi si muore di lavoro con una frequenza impressionante, significa che qualcosa non va”. Lo ha detto, stamattina, l’arcivescovo di Monreale, mons. Gualtiero Isacchi, nell’omelia per i funerali, a Partinico, di Ignazio Giordano, una delle vittime nell’incidente sul lavoro a Casteldaccia. “Le chiamano ‘morti bianche’, ma rappresentano la sconfitta di questa nostra società, la sconfitta di tutti noi. Spesso ci vengono riproposti i numeri impressionanti delle morti bianche che aumenta di giorno in giorno: non sono numeri, sono uomini e donne e qualche volta minori traditi da quel lavoro nel quale riponevano speranza. Non distraiamoci da questa emergenza!”, l’invito del presule.
“Di fronte al corpo senza vita di Ignazio siamo senza parole. Non troviamo parole umane capaci di lenire il dolore e lo sconcerto di ciò che è accaduto. Il vuoto lasciato da Ignazio e dai suoi compagni di lavoro, si trasforma in silenzio, in lutto cittadino ed ora anche in preghiera.
Signore è questo che possiamo offrirti quest’oggi: il nostro dolore, l’amarezza e anche la rabbia per quanto accaduto”, ha affermato il mons. Isacchi, ricordando che “mentre noi restiamo nel dolore, Ignazio oggi riceve la ricompensa per tutto il bene che ha operato con generosità in questa vita terrena. Oggi entra nel paradiso, nell’abbraccio eterno del Padre dove non c’è delusione, non c’è dolore, non c’è paura e la morte è sconfitta per sempre”.
Un pensiero, poi, per i familiari, gli amici, l’intera città, con un’invocazione al Signore: “Sostienili con la forza della fede e dona loro la speranza che viene dalla certezza che il tuo amore non abbandona nessuno, nemmeno noi che restiamo quaggiù. Sostienici perché possiamo essere promotori di vita buona per tutti. Fa che l’esperienza di Ignazio ci insegni ad amare la vita e a rispettarla. Dona lavoro dignitoso a tutti e non permettere che il lavoro uccida. Per questo aiutaci ad anteporre sempre la dignità della persona e il suo inestimabile valore a qualsiasi interesse umano”.