“Le vulnerabilità sono intrecciate e persiste sempre il divario tra nord e sud. Il 7,6% degli italiani nel 2023 ha rinunciato a visite specialistiche e ad esami diagnostici, 4,5 milioni di persone”. A parlare di “poveri di salute” è questo pomeriggio Ketty Vaccaro, sociologa, responsabile dell’Area welfare e salute del Censis, intervenendo al convegno sulle povertà sanitarie promosso a Verona dall’Ufficio pastorale della salute della Cei insieme con le 11 Federazioni e Consigli nazionali delle professioni sanitarie. Chi è più penalizzato? “I meno abbienti, non solo le persone in marginalità estrema o quelle senza fissa dimora, anche i malati cronici che hanno bisogno di prestazioni ripetute nel tempo, e i residenti al sud”, ha spiegato Vaccaro. “Se la sostenibilità del sistema è legata alla capacità di prevenzione, questa parte della sanità pubblica viene invece penalizzata”, ha inoltre osservato. Un ulteriore indicatore è la speranza di vita alla nascita: “Tre anni di differenza tra Trentino Alto Adige e Campania, risultato che testimonia il permanere di un’ampia disuguagliano tra cittadini di divere aree del Paese”. E questo, ha osservato la sociologa, “in un contesto in cui la sanità nazionale comunque c’è. Immaginate quale baratro si aprirebbe se il Ssn non ci fosse. Per questo rappresenta un valore al quale non possiamo rinunciare. Siamo ancora in tempo per intervenire per scongiurare una deriva privatistica: oggi è il momento del cambiamento organizzativo e strutturale della sanità italiana”.