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Regno Unito: Gesuiti, rapporto su centri detenzione migranti. “Violenze e abusi continui”

“Mi hanno rinchiuso in un posto che era una prigione benché non la chiamassero così. C’erano sbarre alle finestre e c’erano telecamere che ti osservavano in continuazione”. “Il fatto che non ci sia un limite di tempo alla detenzione ha un impatto psicologico significativo. Ti senti perso e senti che non c’è nulla che puoi fare. Nessuno ti dice niente. È come se si dimenticassero di te. Ogni giorno è lo stesso e non sai mai quando finirà”. “Un ospite aveva dolori al petto e i membri dello staff gli sono passati accanto senza aiutarlo”. Sono alcune delle testimonianze raccolte in “Dopo Brook House: abusi continui nella detenzione dei migranti”, l’ultimo rapporto sui centri di detenzione di migranti pubblicato dal “Jesuit Refugee Service” di Londra, il centro di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo dei Gesuiti. Nell’inchiesta si denunciano violenze, una cultura tossica nella quale i migranti vengono ignorati, attaccati e denigrati, privati di medicine delle quali hanno bisogno e anche della possibilità di andare in bagno. Il rapporto fa seguito a un altro, pubblicato nel settembre 2023 e dedicato al centro di detenzione “Brook House”, dove diversi abusi si erano verificati nel 2017. Al termine del dossier si chiede la chiusura dei centri di detenzione, l’abrogazione dell’Illegal Immigration Act 2023, la legge sulla migrazione e l’introduzione di un limite di tempo obbligatorio, che non vada oltre i 28 giorni, per chi viene rinchiuso.

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