“Restare accanto a quanti soffrono, sostenere le comunità locali, incoraggiare i giovani con iniziative nel campo educativo e professionale, promuovere un processo di riconciliazione. Sono queste le principali sfide che la Chiesa si trova ad affrontare in Myanmar, un Paese alle prese con una crisi politica prolungata, con scontri e violenze tra le truppe del governo militare e gruppi etnici armati, con milioni di sfollati e ingenti danni provocati dalle calamità naturali. A questo si aggiunge la drammatica situazione dei Rohingya, i musulmani del Rakhine, rifugiati nei campi profughi in Bangladesh da dove molti cercano di fuggire, spesso perdendo la vita”. Dopo quello su Haiti, il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Conferenza episcopale italiana, in collaborazione con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, presenta il nuovo dossier “Myanmar, abbracciare l’alba della pace” che racconta, attraverso dati e testimonianze, l’impegno della Chiesa in Italia. Sul campo operano religiose, sacerdoti e volontari che, con i vescovi, cercano ogni giorno di ravvivare la speranza e lo spirito di solidarietà tra la popolazione cattolica e non. In Myanmar “viviamo una Via Crucis permanente, una realtà dolorosa e ferita”, denuncia Il Card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, presidente della Conferenza episcopale del Myanmar e della Federazione della Conferenza episcopale asiatica, in un’intervista pubblicata sul dossier. Dal 1991, la Chiesa in Italia ha sostenuto interventi in Myanmar per circa 23 milioni di euro, inclusi i 4,5 milioni di euro provenienti direttamente da Caritas Italiana per attività in vari settori. Nello specifico, sono stati 238 i progetti approvati dalla Cei attraverso il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli. Grazie ai fondi 8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, “con quasi 18,5 milioni di euro – spiega il dossier – si è potuto intervenire in diversi settori, in particolare accoglienza, istruzione e accompagnamento principalmente di bambini e ragazzi, assistenza, formazione e sensibilizzazione in ambito sanitario, sviluppo integrato economico e sociale a favore delle comunità rurali, promozione della microimprenditorialità, agricoltura, riforestazione. Significativo l’impegno per percorsi di uscita dalla tossicodipendenza e per attività di sostegno e inclusione comunitaria dei disabili. Così come le risposte a situazioni di emergenza quali l’assistenza umanitaria ai più vulnerabili, interventi di aiuti d’urgenza per calamità naturali e di riduzione del rischio da fenomeni alluvionali”. “Le testimonianze e i germi di speranza, fatti crescere e coltivati da uomini e donne consacrati e laici, sono lo spettacolo della gioia del Vangelo che vince le brutture della violenza, dell’odio e dell’inimicizia”, sottolinea mons. Andrea Ferrante, incaricato d’Affari presso la Nunziatura apostolica in Myanmar, che, in un intervento a corredo del dossier, ringrazia “la Conferenza episcopale italiana e tutti gli italiani che destinano l’8xmille alla Chiesa cattolica. Questi contributi – afferma – sono un segno di speranza sia per l’aspetto materiale, ma soprattutto perché segno dello spirito solidarietà, di fraternità e di comunione tra popoli e tra comunità ecclesiali”.
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