Chi sono gli “Amici di Papa Francesco” a cui si riferisce lo slogan di copertina del numero di maggio del mensile per ragazzi “Il Ponte d’Oro”, edito dalla Fondazione Missio (www.missioitalia.it)? Sono tutti quelli che parteciperanno alla prima Giornata mondiale dei bambini, in programma a Roma per il 25 e il 26 maggio prossimi e voluta da Bergoglio per riscoprire l’importanza dei ragazzi nel costruire un mondo nuovo, più umano, giusto e pacifico. Il Santo Padre – spiegano dalla redazione – esorta a “imparare dai bambini e dalle bambine. Con loro apre un dialogo sincero che va dritto ai temi più importanti per l’umanità”. Ma gli amici di Papa Francesco sono anche i tanti ragazzi missionari che aiutano il Santo Padre ad arrivare in ogni angolo del pianeta. Come? Con impegno, preghiere e solidarietà. Proprio come insegna a fare la Pontificia opera dell’infanzia missionaria che il 19 maggio prossimo compie 181 anni. Il numero di maggio dedica proprio a questi bambini e preadolescenti l’intero dossier.
Ma il protagonismo dei ragazzi è centrale anche nella rubrica “Kabaka, l’amico dotto”, in cui viene presentata la storia di Katie Stigliano: qualche anno fa, quando aveva solo nove anni, la bambina di Summerville in Carolina del Sud (Stati Uniti d’America) piantò un seme di cavolo nel suo giardino e di lì a poco comprese quante persone avrebbe potuto sfamare se avesse coltivato un intero orto. Da quell’esperienza nacque l’associazione Katie’s Krops che attualmente conta più di cento orti comunitari in oltre 30 Stati americani.
Di bambini parla anche la rubrica “Giramondo”. Accompagnando i lettori in Australia, racconta degli alunni aborigeni che frequentano il Redfern Jarjum College, scuola cattolica sorta dieci anni fa a Sidney per garantire un’istruzione a ragazzi che altrimenti verrebbero emarginati dal resto della società.
Anche padre Remo Zanatta, della congregazione dei padri Somaschi, parla dei suoi ragazzi: sono i minori ospitati nel Pine Haven Boys Center, struttura che si trova nel New Hampshire (Usa) e di cui lui stesso è responsabile. Racconta come i missionari diventano “famiglia” per i piccoli che vivono nel Centro, ma anche il viceversa.