Amnesty International Usa condanna la risposta repressiva delle amministrazioni universitarie alle proteste nei campus per lo più pacifiche contro la brutale guerra di Israele a Gaza, che continua col sostegno statunitense. “Sollecitiamo le amministrazioni universitarie a garantire e facilitare il diritto degli studenti e delle studentesse di partecipare alle proteste o alle contro-proteste pacificamente e in sicurezza”, ha dichiarato Paul O’Brien, direttore generale di Amnesty International Usa. “Com’era facile prevedere, la decisione di alcune università di chiamare le forze di polizia ha surriscaldato la situazione ed esposto studenti, studentesse e personale universitario al rischio di subire violenza”, ha aggiunto O’Brien. Amnesty International Usa ha ricordato alle amministrazioni universitarie che dovrebbero sollecitare l’intervento delle forze di polizia per disperdere le proteste all’interno dei campus solo come soluzione estrema, ad esempio di fronte a violenze di massa o a incitamenti alla violenza o alla discriminazione. Invece, le amministrazioni universitarie hanno evitato di attuare misure adeguate a tutelare chi protestava dalla violenza di terze parti com’è successo all’University of California di Los Angeles. “Alcune università hanno accettato di dialogare con chi protestava e hanno messo ai voti le loro richieste ma molte altre hanno chiamato la polizia, che ha poi utilizzato mezzi violenti – violenza fisica, granate stordenti, proiettili a impatto cinetico come quelli di gomma, gas lacrimogeni e spray al peperoncino – contro manifestazioni largamente pacifiche”, ha proseguito O’Brien. Le forze di polizia hanno l’obbligo di agire secondo gli standard del diritto internazionale per facilitare il diritto di protesta pacifica, è la posizione di Amnesty che “condanna totalmente i discorsi d’odio e la violenza contro le comunità ebraiche e palestinesi, anche quando si celano dietro le proteste. Si tratta anche in questi casi di violazioni dei diritti umani. Le amministrazioni universitarie hanno la responsabilità di intervenire sui casi documentati di odio antisemita e di discriminazione da parte di singoli manifestanti così come, quando si verificano, sui casi di violenza e odio antiarabo e antiislamico da parte di terze parti. Tuttavia, l’azione di pochi non dev’essere usata per caratterizzare le proteste in termini generali né può essere un pretesto per tappare la bocca al legittimo e pacifico dissenso o una giustificazione per violare il diritto degli studenti e delle studentesse a manifestare pacificamente”, ha concluso O’Brien.