Gender e disforia di genere alla plenaria della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles

Una riflessione pastorale sul gender e l’apertura pastorale della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles a chi soffre di disforia di genere. È stato questo l’argomento di discussione più importante della conferenza stampa che ha chiuso la plenaria di primavera dei vescovi inglesi tenutasi nel monastero benedettino di “Buckfast abbey”, nel sud di Inghilterra

(Foto ANSA/SIR)

Una riflessione pastorale sul gender che ha richiesto due anni di lavoro e l’apertura pastorale della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles a chi soffre di disforia di genere. È stato questo l’argomento di discussione più importante della conferenza stampa che ha chiuso la plenaria di primavera dei vescovi inglesi tenutasi dal 12 al 19 aprile nel monastero benedettino di “Buckfast abbey”, nel sud di Inghilterra. Guidati dal vescovo norvegese Erik Varden, i vescovi hanno trascorso la maggior parte del tempo in preghiera, anche se deciso la nomina di alcuni nuovi responsabili per i vari dicasteri della Conferenza episcopale e approvato, in via definitiva, la dichiarazione sulla disforia di genere.
Il documento, lungo dieci pagine, presenta la “visione cattolica della persona umana – ha detto in apertura il Primate cattolico cardinale Vincent Nichols –, e le fondamenta dell’accompagnamento pastorale per le persone toccate dal problema della disforia di genere”. Un documento destinato ai parroci e agli insegnanti, ai responsabili dei gruppi giovanili e della pastorale ma anche ai cappellani delle scuole e, non ultimo, anche per chi sperimenta in prima persona la disforia di genere.
“E’ proprio dalle loro domande e dalle conversazioni avute con loro – ha spiegato il vescovo di Northampton David Oakley che ha guidato la stesura del documento – che è nata questa nostra riflessione nella quale ripetiamo, più volte, che Dio ama tutti e che chi soffre di disforia di genere è il benvenuto nelle nostre chiese. Come Chiesa – ha aggiunto Oakley – abbiamo il dovere di amare e di accompagnare chiunque, senza negare l’identità di nessuno”.
La riflessione dei vescovi si conclude ricordando il passo evangelico dei discepoli di Emmaus. “Siamo chiamati a fare nostro l’atteggiamento di Gesù che senza sottrarsi ha camminato con compassione, sensibilità e rispetto, accanto e insieme ai discepoli di Emmaus. Non mi permetterei mai di criticare nessuno per come pensa o sente il proprio corpo. La grande gioia di questo progetto, per me, è stata proprio la possibilità di ascoltare tante persone e stare loro vicino e sentire la loro gratitudine. Ho anche avuto la possibilità di incontrare molte persone disforiche, genitori di figli disforici, e anche chi si sente confuso su questo argomento”.
Durante la conferenza stampa è emersa anche la volontà dei vescovi inglesi di diffondere la riflessione pastorale sul gender nelle parrocchie.
“Il mio compito, adesso, è far circolare questo documento nelle nostre chiese e in tutte le diocesi – ha ripreso il cardinale Nichols – e, una volta che letto e discusso, ricevere un feedback della discussione. Come ha detto Papa Francesco a Lisbona, la Chiesa non è un’organizzazione alla quale appartieni oppure non appartieni. Il Papa ha parlato di viaggi personali e di persone che vengono abbracciate dalla madre Chiesa, dovunque si trovino. Per questo motivo dobbiamo imparare ad aprire nelle nostre parrocchie spazi pastorali all’interno dei quali trovare il modo per poter parlare di questi argomenti”. Il Cardinale ha poi cenno ad un’esperienza personale.
“Una delle conversazioni più interessanti che ho avuto – ha detto – è stata con la moglie di un uomo che aveva affrontato un’operazione chirurgica per diventare una donna e che vive adesso con una compagna. Mi sono commosso quando questa persona mi chiedeva dove è l’accompagnamento pastorale della Chiesa per lei e per il suo ex marito. Aveva parlato del suo problema con due sacerdoti che non avevano capito la sua situazione”.
“Ecco perché – ha aggiunto quindi il vescovo David Oakley – la prossima fase, per noi, è far diventare realtà le parole di questo documento sull’accompagnamento di persone che soffrono di disforia di genere. Penso che questo documento sarà un aiuto molto importante per i parroci e i loro assistenti. Ho partecipato a una conferenza su questo argomento dove vi erano circa 150 sacerdoti e quasi tutti i partecipanti hanno ammesso di aver incontrato il problema della disforia di genere nel loro ministero e hanno insistito perché noi vescovi ci pronunciassimo sul tema. Il nostro modello deve essere Gesù – ha concluso Oakley –, dal modo in cui ha affrontato il suo ministero pastorale possiamo imparare molto”.

Altri articoli in Europa

Europa