“Vi ringrazio perché avete il cuore aperto verso i profughi ucraini che hanno lasciato il loro Paese a causa della guerra. E apprezzo anche i vostri sforzi di integrare coloro che vivono nelle periferie della società”. È l’omaggio del Papa ai pellegrini dall’Ungheria, ricevuti in udienza in Aula Paolo VI e ringraziati per la loro “carità accogliente anche di chi è diverso, nel rispetto di ogni vita umana e nella cura responsabile per l’ambiente”. Ripercorrendo il suo viaggio in Ungheria di un anno fa, Francesco ha sottolineato che uno degli obiettivi principali era “pregare per l’Europa, per il desiderio di costruire la pace, di dare alle giovani generazioni un futuro di speranza, non di guerra; un avvenire pieno di culle, non di tombe; un mondo di fratelli, non di muri”. La pace, ha spiegato il Papa, “inizia nel cuore di ognuno di noi; inizia davanti alla porta di casa mia quando, prima di uscire, decido se voglio vivere quel giorno come un uomo o una donna di pace, cioè di vivere in pace con gli altri. La pace nasce quando decido di perdonare, anche se è difficile, e questo riempie il cuore di gioia”. “Assumere come atteggiamento e stile di vita lo stile di Dio, che è fatto di tenerezza, vicinanza e compassione”, l’altro invito sulla scorta del viaggio in Ungheria, insieme a quello a “a camminare nel dialogo con le generazioni che vi hanno preceduto. A parlare con i nonni, con gli anziani del vostro popolo; a cercare le radici, perché così metterete basi solide per il futuro. Custodendo le radici potrete guardare avanti con fiducia, rafforzandovi nei valori che danno vita: la famiglia, l’unità, la pace”.