“Che fine faranno le riforme intraprese da Papa Francesco?”. È l’ultima domanda contenuta nel libro di Ignazio Ingrao, “Cinque domande che agitano la Chiesa” (Edizioni San Paolo), presentato questo pomeriggio presso la Sala Spadolini del Ministero per la Cultura, alla presenza del ministro competente, Gennaro Sangiuliano. A questa domanda, ha fatto notare il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, “se ne aggiunge una che suona per alcuni come minaccia per altri come illusione: c’è il rischio di un’inversione di marcia?”. L’ultimo capitolo dedicato a tali interrogativi, secondo Parolin, “rimane interlocutorio, come è necessario che sia. Si parla infatti di riforme, come le definisce l’autore, ‘intraprese’ ovvero avviate, in itinere”. Per tentare di dare una risposta, il cardinale ha citato la Lettera di san Giacomo apostolo: “Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d’autunno e le piogge di primavera” (Gc, 5,7). “Il discernimento, che non è semplicemente intuito ma frutto di una continua preghiera nello Spirito, indicherà, nel tempo disteso di chi sa essere paziente, come proseguire e cosa rendere istituzionale”, la tesi di Parolin: “Proprio perché è azione dello Spirito non ci potrà essere una inversione di marcia”.