Salute e solidarietà: Comunità di Sant’Egidio, presentati i risultati del progetto “Camminare insieme per la cura dell’epatite C”

“Il quadro emerso dal Global Hepatitis Report 2024 dell’Oms riporta che l’epatite virale è la seconda causa infettiva di morte a livello globale, con percentuali simili a quelle registrate dalla tubercolosi, uno dei principali killer infettivi. I nuovi dati provenienti da 187 Paesi mostrano che il numero stimato di decessi per epatite virale è aumentato da 1,1 mln nel 2019 a 1,3 nel 2022. Di questi, l’83% è stato causato dall’epatite B e il 17% dall’epatite C”. Lo ricorda oggi la Comunità di Sant’Egidio, in occasione della presentazione dei risultati del progetto di salute solidale “Camminare insieme per la cura dell’epatite C”, evidenziando che “solo in Italia ci sono ancora 300mila persone inconsapevoli di essere affette dal virus Hcv e non ancora trattate, un record di casi di sommerso in Europa che ci vede ancora lontani dall’obiettivo dell’Oms di eliminazione dell’Epatite C entro il 2030 (dati Iss su epatite in Italia).
“L’epatite C è una malattia che impiega anni a dare sintomi evidenti – afferma Enrico De Rosa, direttore del Servizio di Igiene e Sanità pubblica della Asl Roma 1 – se non identificata e correttamente trattata. Oggi esistono terapie che permettono di eradicare il virus che può portare allo sviluppo del tumore al fegato e impattare sulla qualità di vita della persona”.
“In questa importante ottica preventiva si è mosso il progetto di salute solidale ‘Camminare insieme per la cura dell’epatite C’, attuato dalla Comunità di Sant’Egidio, con l’obiettivo di ampliare l’accesso ai test e favorire una diagnosi tempestiva interrompendo la catena di contagio”, spiega Maria Giuseppina Lecce, referente del progetto per Sant’Egidio. “Si è quindi attivata una campagna di sensibilizzazione verso l’epatite C e un’offerta di screening con test rapido anti Hcv indirizzata alla popolazione migrante che si rivolge alla Comunità. La campagna di sensibilizzazione ha coinvolto migliaia di migranti e rifugiati: studenti della Scuola di lingua e cultura italiana e persone in difficoltà che si rivolgono ai centri di accoglienza e solidarietà di Sant’Egidio. L’offerta dello screening con test rapido anti Hcv è stata accolta con molto favore e interesse. La percentuale di positività è stata dell’1, 5% e i pazienti positivi, sono stati avviati per le cure del caso e la completa presa in carico al Policlinico Gemelli.”
“Il Piano nazionale per lo screening di Hcv in Italia ha introdotto importanti risorse per coprire ampie fasce nella popolazione generale e nelle popolazioni speciali – dice Francesca Romana Ponziani, responsabile dell’ambulatorio di epatologia presso il centro malattie dell’apparato digerente (Cemad) della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs –; tuttavia, ci sono molte persone che difficilmente riescono ad accedere ai percorsi di screening e cura previsti da protocolli ufficiali e che invece possono rappresentare sacche di sommerso importanti, alle quali devono essere rivolte attenzioni particolari. Fra queste persone ci sono i migranti, a cui è importante che sia garantito l’accesso ai servizi di screening e la presa in carico presso le strutture sanitarie che possano garantire loro le cure necessarie per una patologia infettiva che al giorno d’oggi è curabile con elevatissimi tassi di successo”.

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