“Per la prima volta nella storia umana, convivono in tantissimi Paesi quattro generazioni insieme: non era mai accaduto prima. È come se fosse apparso, negli ultimi decenni, il quarto piano di un palazzo che descrive le generazioni”. È l’immagine usata da mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, per presentare “La carezza e il sorriso”, l’ incontro di Papa Francesco con nonni, anziani e nipoti, che si svolgerà sabato prossimo, 27 aprile, in Aula Paolo VI, per iniziativa della Fondazione Età Grande. Sono attese 6mila persone da tutta Italia, con una parte consistente della Capitale. “Questo palazzo – ha fatto notare Paglia proseguendo nella sua metafora – si è riempito man mano di innumerevoli inquilini e non ce ne eravamo accorti. Lo abbiamo scoperto soltanto, amaramente, durante il Covid. Il quarto piano è il più falcidiato, perché li avevamo già scartati: in Italia ci sono 14 milioni di persone sulle quali non c’è un pensiero politico, economico, sanitario, culturale e neanche religioso. Abbiamo persino paura di usare la parola vecchio”. In questo contesto, l’incontro di sabato con il Papa “non è solo un evento bellissimo, ma può significare un cambio di passo all’interno della cultura, della società, dell’economia e della religione, sulla scorta delle indicazioni che il Santo Padre ci ha dato, con le sue 19 catechesi sulla vecchiaia, su come vivere cristianamente quei trent’anni in più che rimangono dopo la pensione”. “Con la legge 33, finalmente, il governo ha riorganizzato radicalmente la nuova assistenza per gli anziani”, ha osservato Paglia: “Mi auguro possa essere un esempio contagioso anche per tanti altri Paesi”. “La vecchiaia è una grande età, non è uno scarto”, ha proseguito: “Non è un peso, è una risorsa, non è slegata da tutte le altre età della vita”. “L’incomunicabilità tra le generazioni rischia di avere conseguenze drammatiche”, il grido d’allarme del vescovo: “Il palazzo di quattro piano rischia di essere un palazzo senza scale e senza ascensore”. “Tra nonni e nipoti, quindi tra il primo e l’ultimo piano, c’è una sintonia particolare, una complicità che tra le altre generazioni non c’è, perché sono due generazioni che non possono viere senza l’aiuto degli altri. Se non ci fossero i nonni, il problema non sarebbe solo affettivo e relazionale, ma anche economico. In Italia, il contributo economico offerto dai nonni è di 38 miliardi, una cifra pari a un’intera finanziaria”.