“Cari giovani, quando cominceremo a dialogare?”. Con questa domanda, che è anche un auspicio, l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, si è rivolto con una lettera aperta ai giovani che il 19 aprile scorso hanno fatto irruzione nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università di Catania bloccando i lavori di un convegno promosso da “Scienza e Vita” su “Disforia di genere nei minori e la carriera alias negli istituti scolastici”.
L’arcivescovo parla di “una sconfitta per tutti” e invita a ritessere le fila di un dialogo democratico, disposto ad ascoltare le ragioni delle varie parti in campo. “È stata – ha argomentato l’arcivescovo – una sconfitta per tutti! Per Scienza e vita che ha organizzato il convegno e l’ha voluto non in un luogo confessionale (come poteva essere una sala della Curia o di una parrocchia), ma in un ambiente laico, perché i relatori di venerdì pomeriggio erano laici, professionisti, docenti di una Università laica”. Quelle urla e quella violenza in Università – ha osservato mons. Renna – “sono state una sconfitta per i giovani, con i quali ho cercato di dialogare e sono sempre disposto a farlo, ma mettendo da parte gli slogan, che non hanno la forza della argomentazione, della narrazione esistenziale, delle ragioni che necessitano di pacatezza per essere illustrate”.
Su questi temi così delicati, come quelli dell’orientamento sessuale, della transessualità, della carriera alias, l’arcivescovo si chiede se non ci possa essere un dialogo che tenga presente pro e contro. “Ci potrà essere – ha scritto – un convegno nel quale dal dibattito si possa uscire tutti arricchiti? Io spero di sì. Ma non nei luoghi chiusi e nei recinti dove tutti ci danno ragione, quelli della nostra vita quotidiana, per me vescovo la curia e le parrocchie, e per un giovane dei centri sociali il suo circuito di vita, ma nei luoghi in cui la tradizione culturale grande del nostro Paese e dell’Europa, fa sì che teorie scientifiche si possano confrontare, si possano confutare, si possano arricchire con l’apporto di tutti”. “Per chi – ha concluso l’arcivescovo – ha fiducia nell’umanità, nella sua dignità, nella forza della democrazia, ed io ne ho come tanti altri, queste opportunità occorre crearle e fare di tutto, dove ci sono, per conservarle. Perché altrove non ci sono più e in altri tempi non ci sono state e solo questo deve farci paura”.