“Quello che stiamo affrontando è l’anno sapienziale, seconda tappa, del percorso sinodale, incentrato sul discernimento ecclesiale, per potere maturare insieme delle scelte operative che contribuiscano a riflettere sul senso profondo di come essere Chiesa e su ciò che la connota quale segno credibile del Vangelo che essa è chiamata ad annunciare”. Ha esordito così Giuseppina De Simone, docente di Filosofia della religione nella Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale e membro della Presidenza del Comitato del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, intervenuta ieri pomeriggio alla seconda giornata del Convegno nazionale degli uffici per la pastorale della scuola e dell’Irc della Cei che si chiude oggi a Salerno sul tema “Si avvicinò e camminava con loro”.
“In questo processo, costantemente indirizzato all’esterno – ha proseguito De Simone -, la scuola, spazio di relazioni per eccellenza, può essere un grande cantiere per esprimere un senso di speranza e di umanità di cui c’è sempre più bisogno. La Chiesa deve trasmettere ai giovani la capacità di vivere in prima persona e di non lasciarsi vivere dalle tante ipnosi collettive attuali. Prima fra tutte, quella rappresentata dai social”. Tanto più che l’esperienza sinodale sta generando un metodo, uno stile di ascolto che mette in campo diverse competenze e dunque, ha concluso la relatrice, “appare inestimabile l’apporto che può venire da chi, come gli insegnanti di religione, lavora nella scuola e intercetta per primo le domande di vita dei giovani, i loro desideri, i loro sogni, in cui spesso si nasconde il soffio, l’intuizione dello Spirito che può davvero fare la differenza per immaginarsi Chiesa del proprio tempo”.