“Il rispetto della vita fa parte dei valori più importanti ed è un dovere fondamentale di ogni uomo”: lo ha ricordato il presidente dei vescovi polacchi, mons. Tadeusz Wojda, alla vigilia della Marcia nazionale per la vita organizzata per domani, domenica 14 aprile, a Varsavia. Il presule ha sottolineato che “la vita in quanto dono di Dio è un diritto irrinunciabile di ogni essere umano e, pertanto, vada protetta e sostenuta in ogni fase del suo sviluppo”. Chiedendo che domenica si preghi per la vita durante ogni liturgia celebrata in tutte le chiese del Paese, il presidente dei vescovi polacchi ha fatto riferimento alla sua recente “Posizione in merito al rispetto della vita nella sua fase prenatale” e alla discussione nel Parlamento polacco in corso relativa alla modifica dell’attuale legge che legittima l’aborto solo nei casi di grave pericolo di vita per la madre e di alcuni reati più gravi come l’incesto. Mons. Wojda nel documento ha ricordato che “i bambini non ancora nati sono gli esseri umani più indifesi e innocenti di tutti”, inoltre ha citato le parole di Papa Francesco rivolte ai polacchi durante l’udienza generale del 20 marzo scorso. Il Pontefice, benedicendo i pellegrini venuti dalla Polonia, condivise con loro “il suo sogno” espresso precedentemente in riferimento a tutta Europa e formulò l’auspicio “che la Polonia sia una terra che tuteli la vita in ogni suo istante, da quando sorge nel grembo materno fino alla sua fine naturale”. Il Papa, rivolgendosi ai polacchi, aggiunse anche un forte monito: “Non dimenticate che nessuno è padrone della vita, né propria né di quella degli altri.” La Marcia per la vita prevista per domani nella capitale della Polonia, come sottolineano gli organizzatori, dovrà ricordare che “il diritto alla vita dal suo concepimento non è una questione di religione professata ma un diritto naturale recepito dalla Costituzione polacca e confermato da sentenze del Tribunale costituzionale nazionale emesse nel 1997 e nel 2020”. La portavoce dell’iniziativa Lidia Sankowska-Grabczuk ha ribadito che “non è possibile parlare di un diritto all’aborto poiché non ci può essere un diritto a uccidere le persone”. La portavoce, criticando i progetti di legge sottoposti alla discussione parlamentare, ha anche rilevato che essi “non possono essere definiti come ‘liberalizzazione dell’aborto’ poiché – di fatto – costituiscono una grave minaccia per la vita dei nascituri, quella delle loro madri e delle loro famiglie”.