È stata approvata la direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia, che mira a ridurre le emissioni e il consumo energetico negli edifici, dalle abitazioni e dai luoghi di lavoro alle scuole, agli ospedali e ad altri edifici pubblici, per migliorare la salute e la qualità della vita delle persone. Agli Stati membri è affidato il compito di identificare edifici eventualmente da esentare dagli obblighi e le misure da adottare per sostenere i cittadini. L’obiettivo è ridurre il consumo medio di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per gli edifici non residenziali, il 16% dovrà essere adeguato entro il 2030 e il 26% entro il 2033. Gli edifici nuovi di proprietà pubblica dovranno essere a “emissioni zero” dal 1 gennaio 2028 (dal 1 gennaio 2030 per tutti gli altri edifici). Inoltre, dal 1 gennaio 2025 non saranno più possibili incentivi per l’installazione di caldaie autonome alimentate a combustibili fossili. Secondo la Commissione, questa direttiva “stimolerà la domanda di tecnologie pulite prodotte in Europa e creerà posti di lavoro, investimenti e crescita” e al contempo “rafforzerà l’indipendenza energetica dell’Europa, in linea con il piano RePowerEu”. La direttiva prevede indicazioni anche rispetto alla povertà energetica: gli incentivi dovranno essere mirati ai clienti vulnerabili e agli edifici con le prestazioni peggiori, in cui spesso vivono famiglie in condizioni di povertà energetica. Secondo dati della Commissione europea, gli edifici sono responsabili di circa il 40 % del consumo energetico dell’Ue, di oltre la metà del consumo di gas e del 35% delle emissioni di gas a effetto serra legate all’energia. Circa il 35% degli edifici ha più di 50 anni e quasi il 75% è inefficiente sotto il profilo energetico. Fino ad ora il tasso medio annuo di ristrutturazione energetica è del 1% circa.