A quasi un anno dall’inizio del conflitto in Sudan, scoppiato il 15 aprile 2023, la situazione nel Paese è estremamente disastrosa, tra feriti di guerra, violenze, colera, morbillo e malnutrizione. Gli aiuti umanitari sono del tutto insufficienti per far fronte agli enormi bisogni della popolazione e Medici senza frontiere (Msf), che ha tenuto oggi una conferenza internazionale a Nairobi con la partecipazione del presidente internazionale di Msf, Christos Christou, chiede urgentemente un massiccio aumento della risposta umanitaria in Sudan.
“La crisi in Sudan è una delle peggiori che il mondo abbia mai visto da decenni – dichiara Christou -. Ci sono livelli estremi di sofferenza in tutto il Paese, i bisogni crescono di giorno in giorno, ma la risposta umanitaria è profondamente inadeguata. In molte delle aree in cui lavoriamo, siamo l’unica organizzazione umanitaria presente. Prima dell’inizio della guerra, c’erano decine di organizzazioni internazionali che rispondevano in tutto il Paese. Ora non ce n’è quasi nessuna. Per una crisi di questa portata è inimmaginabile e inaccettabile, e questo livello di negligenza internazionale è scioccante. Come Msf esortiamo le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie a raddoppiare gli sforzi per fornire assistenza alla popolazione del Sudan”.
Fin dall’inizio della guerra, in particolare negli ultimi sei mesi, c’è stato un sistematico impedimento dell’accesso degli aiuti, compreso del personale e delle forniture, nelle aree di grande bisogno, in particolare nelle zone del Paese controllate dalle Forze di Supporto Rapido (Rsf). In Sudan, la denuncia di Msf, solo il 20-30% delle strutture sanitarie è ancora funzionante e se non arrivano i rifornimenti la popolazione avrà ancora meno accesso alle cure.
“Non c’è dubbio che in Sudan ci siano sfide enormi, ma non sono insormontabili. È possibile rispondere e noi lo sappiamo, perché come Msf siamo lì. Il blocco degli aiuti equivale a un impedimento deliberato della fornitura di assistenza umanitaria e sta avendo un impatto devastante sulla vita di milioni di persone in tutto il Paese – continua il presidente internazionale di Msf -. Molte delle nostre strutture sono a corto di forniture: al Turkish Hospital di Khartoum, ad esempio, è rimasto solo il 20% delle scorte e abbiamo già esaurito l’artesunato, farmaco essenziale per il trattamento della malaria”.