“Siamo arrivati alla Pasqua 2024 ancora una volta con ‘guerre e rumori di guerre’ come ai tempi di Gesù, che aveva previsto la distruzione del Tempio e della città santa, Gerusalemme. Anche allora quelli che coltivavano un atteggiamento apocalittico prevedevano imminente la fine di tutto. Come quelli che oggi prevedono una guerra mondiale totale e definitiva. Ma Gesù non è un apocalittico, non vede ovunque catastrofi, anche quando succedono disgrazie, guerre, epidemie”. Così l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, mons. Lorenzo Ghizzoni, nel suo messaggio augurale di Pasqua. Il presule evidenzia che “la paura è una compagna stabile della nostra vita e in certi momenti riemerge e ci scoraggia, ci blocca riguardo al futuro, ci fa sentire impotenti e sfiduciati”. “Ma se Gesù il Signore è risorto, e se ha vinto la morte e il male che si era accanito contro di lui, possiamo sperare – aggiunge -. È umano avere paura e soprattutto temere che chi ha in mano le leve della guerra possa lasciarsi possedere dal demone della guerra che vuole diventare il padrone del mondo oppure, se non riesce, vuole distruggere il mondo”. “Non neghiamo perciò il male assurdo della guerra, ma sappiamo che essa non sarà definitiva. La vera fine sarà la gloria e la gioia di tutti noi che abbiamo affidato le nostre vite a lui, il Risorto. Intanto però proprio con questa speranza nel cuore, siamo chiamati a combattere non le persone, ma il male, fisico, sociale, morale, politico, economico… in tutti gli ambiti della comunità umana. Siamo chiamati ad essere operatori di pace, operatori di giustizia, difensori dei valori che fanno crescere la civiltà dell’amore, nonostante tutto. Noi ci crediamo, come fedeli appartenenti a Cristo, che la vita trionferà e la pace sarà il nostro destino ultimo. Infine, la proposta a tutte le persone, alle comunità, alle nazioni, alle istituzioni e alle organizzazioni unitarie mondiali, di “mettere al primo articolo delle loro costituzioni il grande precetto dell’amore, della cura, del rispetto, dell’alleanza, della solidarietà con ogni prossimo, uomo o donna, ricco o povero, bianco o nero, credente o non credente”.