Ieri, nel solenne contesto del Venerdì Santo, la città di Obala, in Camerun, ha vissuto a un evento che ha radunato migliaia di fedeli. Il vescovo di Obala, mons. Sosthène Léopold Bayemi, ha guidato personalmente i partecipanti lungo le strade della città per una Via Crucis. Il momento culminante dell’evento è stato il gesto del vescovo, che ha scelto di portare personalmente la croce lungo il percorso della Via Crucis. Questo atto di devozione ha ispirato i fedeli, rafforzando il loro impegno nella fede e nella comunione fraterna. L’iniziativa, organizzata per la prima volta nella storia di Obala, è stata promossa dai sacerdoti delle parrocchie locali, con il sostegno delle autorità cittadine, delle forze dell’ordine e dei volontari. Tutti hanno fatto del loro meglio per rendere possibile questo momento di riflessione e preghiera. I testi e le meditazioni utilizzati durante la Via Crucis sono stati preparati con cura dai fedeli stessi, sotto la guida di due giovani sacerdoti don Christian Edzoa e don Lambert Ayissi. Ogni stazione della Via Crucis era dedicata a una specifica categoria della società: gli orfani, le donne uccise e maltrattate, i giovani senza lavoro, i vedovi e le persone sole, i bambini di strada e le coppie senza figli. Questa scelta ha reso il percorso ancora più significativo, consentendo ai partecipanti di pregare e riflettere sulle diverse forme di sofferenza presenti nella loro comunità. I canti liturgici hanno risuonato nell’aria mentre i fedeli, uniti nella fede, hanno percorso insieme il cammino, condividendo il peso simbolico della croce offrendo al Signore le loro stesse croci. Al termine della Via Crucis, mons. Bayemi ha rivolto parole di incoraggiamento e gratitudine a tutti i partecipanti, sottolineando l’importanza per una comunità di pregare insieme: “Insieme abbiamo camminato. Insieme abbiamo pregato. Insieme abbiamo riflettuto sulle diverse forme di croci che appesantiscono il quotidiano dei nostri fratelli. Insieme a Cristo sentiamo compassione per ognuno. Insieme dovremmo impegnarci per portare sollievo e aiuto. Dovremmo essere dei cirinei gli uni per gli altri”.