“Noi abitiamo nel buio che avvolge tutta la terra. Abitiamo tra i popoli che si fanno la guerra, che si rovinano per rovinare i popoli fratelli, che acclamano ai potenti che vogliono la guerra, che si difendono dallo spavento della guerra con l’indifferenza”. È uno dei passaggi dell’omelia che l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha letto nel corso della celebrazione della passione e morte del Signore, in Duomo. Riferendosi al racconto evangelico della passione di Cristo, l’arcivescovo ha continuato: “Gesù è innalzato tra cielo e terra per riconciliare i popoli, nel nome di Dio Padre di tutti, ma l’invito alla riconciliazione è coperto di insulti: ‘Gesù è un profeta inutile. Ha confidato in Dio, lo liberi lui, se gli vuole bene'”. Nell’evocare le piaghe e i drammi che segnano l’attualità, l’arcivescovo nella sua omelia ha anche ricordato le “oppressioni insopportabili e spropositate che tormentano i carcerati, i profughi, le vittime del denaro sporco”, così come “le case dove si spezzano i legami d’amore e si generano rapporti ostili e bambini infelici”. L’invito di mons. Delpini è a “inoltrarsi nel mistero di Dio”, “vivendo un ascolto che raccolga dal silenzio di Dio parole nuove, taglienti come una spada a doppio taglio, vere come un abbraccio indiscutibile, parole inaudite a smentire la sapienza del mondo e che offrono buone ragioni per rischiare il martirio. Viviamo una fiducia nelle promesse di Gesù che ci rende responsabili della speranza del mondo”.