“La vera onnipotenza di Dio è la totale impotenza del Calvario”. Lo ha detto il card. Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, nell’omelia della Messa della Passione del Signore, presieduta dal Papa nella basilica di San Pietro. “Ci vuole poca potenza per mettersi in mostra; ce ne vuole molta, invece, per mettersi da parte, per cancellarsi. Dio è questa illimitata potenza di nascondimento di sé!”, ha spiegato il cardiale: “Alla nostra volontà di potenza, Dio ha opposto la sua volontaria impotenza. Che lezione per noi che, più o meno consciamente, vogliamo sempre metterci in mostra! Che lezione anche per i potenti della terra! Per quelli tra essi che neppure remotamente pensano a servire, ma solo al potere per il potere; quelli – dice Gesù nel Vangelo – che opprimono i popoli e, per giunta, si fanno chiamare da loro benefattori”. Neanche il “trionfo” della Risurrezione “rovescia questa visione, riaffermando l’onnipotenza invincibile di Dio”, secondo il predicatore della Casa Pontificia: “Un trionfo c’è stato, certo, nel caso di Cristo, e un trionfo definitivo e irreversibile! Ma come si manifesta questo trionfo? La risurrezione avviene nel mistero, senza testimoni. La sua morte – abbiamo sentito dal racconto della Passione – era stata vista da una grande folla e aveva coinvolto le massime autorità religiose e politiche. Da risorto, Gesù appare soltanto a pochi discepoli, fuori dai riflettori. Con ciò ha voluto dirci che dopo aver sofferto, non bisogna aspettarsi un trionfo esteriore, visibile, come una gloria terrena. Il trionfo è dato nell’ invisibile ed è di ordine infinitamente superiore perché è eterno! I martiri di ieri e di oggi ne sono la prova. Il Risorto si manifesta attraverso le sue apparizioni, in modo sufficiente per fornire un fondamento solidissimo alla fede, per chi non rifiuta a priori di credere; ma non è una rivincita che umilia gli avversari. Non appare in mezzo a loro per dimostrare che hanno sbagliato e per prendersi gioco della loro ira impotente”. “Ogni vendetta sarebbe incompatibile con l’amore che Cristo ho voluto testimoniare agli uomini con la sua passione”, ha osservato Cantalamessa: “Egli si comporta umilmente nella gloria della risurrezione come nell’annientamento del Calvario. La preoccupazione di Cristo risorto non è di confondere i suoi nemici, ma di andare subito a rassicurare i suoi discepoli smarriti e, prima di loro, le donne che non avevano mai smesso di credere in lui”.