Pasqua: mons. Busca (Mantova), “mentre i fili della storia sono mossi da uomini irresponsabili asserviti alle idolatrie del potere, il cristiano è chiamato alla responsabilità”

“Il Risorto abita il tempo e gli spazi della nostra esistenza”. Questo, secondo mons. Marco Busca, vescovo di Mantova, Il fulcro del messaggio dirompente della Pasqua. E per questo, scrive il presule nel suo augurio pasquale, “in un tempo in cui i fili della storia appaiono mossi dalle mani pericolose di uomini irresponsabili e asserviti alle nuove idolatrie del potere, l’ora presente ci affida un compito. Ai credenti è chiesto di permanere nella contemporaneità di Cristo”.
“Se Gesù di Nazareth fosse solo l’oggetto di uno studio storico o di un ricordo devoto verso un personaggio esemplare da imitare – spiega il presule -, l’umanità potrebbe intrattenere con lui un mero rapporto di curiosità e ammirazione. Ma l’uomo-Dio è il Vivente, che condivide i giorni, i progetti e i destini di ogni generazione”. E questo nostro tempo ci è consegnato, “non per evadere dalla storia, ma per abitarla e orientarla. La risurrezione non rappresenta l’evaporazione di Cristo dal mondo e, pertanto, ad essa non può corrispondere l’evasione dei cristiani dalla storia. Un grande credente, il teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer – ricorda Busca – , sosteneva che ‘la fede nella risurrezione non rimanda nell’aldilà, ma nell’aldiquà’. Scambiarsi l’augurio di una ‘buona Pasqua’ significa allora augurarsi vicendevolmente una doppia fedeltà: al Risorto e alla storia, perché è nei cantieri feriali in cui si costruisce la vita umana che Cristo ora si trova”.
Come Cristo “anche il cristiano è un uomo contemporaneo”, un uomo “del presente, che serve il suo tempo”. Per questo “non può maledire o disinteressarsi del suo tempo. Neppure di quello cattivo, che lascia la sensazione di un’apparente impotenza ad agire per cambiarlo, anche questo tempo gli appartiene. Anche lì, nel cuore delle situazioni più sofferte e assurde, il potere della croce può ribaltarne le sorti”. Il mattino di Pasqua, conclude il presule, “segna l’ora della responsabilità di Dio per noi e con noi. E, da quell’istante in poi, ogni istante ci interpella”.

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