“Siamo nel tempo del mondo della comunicazione. C’è una comunicazione scritta, ci sono i giornali sulla carta e online, c’è la comunicazione della radio e della televisione, c’è la comunicazione della rete internet e dei social e la comunicazione veicola tante parole che raggiungono non solo l’udito, ma anche il cuore e la nostra vita. Ci sono parole che abitano la vita, che orientano la vita. Ciascuno di noi può riflettere e scoprire le parole che più entrano nel cuore, ci indirizzano, abitano non solo i pensieri, ma anche i sentimenti. E che parole facciamo circolare nei nostri ambienti di Chiesa, nelle parrocchie, nei gruppi, tra di noi e su di noi? Tante parole che a volte sono le parole del mondo e non del vangelo”. Lo ha detto ieri mons. Andrea Migliavacca, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, nella Messa crismale.
“La Parola di Dio proclamata ci racconta di parole di Gesù, parole pronunciate e vissute dal Signore”, ha aggiunto, evidenziando che “Gesù nella sua missione ha detto parole di vita, perché parole capaci di far vivere, di regalare il sapore dell’esistere, forti nell’accompagnare il ricominciare sempre, parole eco della misericordia di Dio, del suo amarci. E perfino sulla croce Gesù ha detto parole di grande vitalità: ‘Padre perdonali; donna ecco tuo figlio, figlio ecco tua madre’. Sulle strade di Palestina allora, e anche oggi per tutti noi, dobbiamo lasciar risuonare le parole di Gesù, e sono parole di vangelo”.
Nella Messa in Coena Domini, celebrata ieri sera, mons. Migliavacca ha riflettuto sui gesti compiuti da Gesù: “Sono gesti di vangelo quelli che ci fanno vivere il servizio, l’umiltà, l’accoglienza di chi è diverso da noi; sono gesti di vangelo che ci fanno guardare negli occhi della gente a partire dai loro piedi, cioè dalla loro storia e dalle loro fatiche; sono i gesti di vangelo che baciano quei piedi raccontando l’amore. Sono i gesti di vangelo che narrano gesti di amore condiviso. Si tratta di imparare a compiere gesti di vangelo. Per questo siamo invitati a stare alla mensa di quell’ultima cena”.
Il presule ha osservato: “È quel pane spezzato, preso e mangiato, l’Eucaristia che ci insegna e ci dà la forza di compiere poi gesti di vangelo, gesti di amore. Ed è la sorpresa di vederci lavati i piedi a quella mensa, lavati proprio a noi, scoprendo che anche noi siamo amati sul serio e ci darà questo coraggio e forza per servire a nostra volta”. Il vescovo ha concluso: “È un invito ed è quanto celebriamo oggi a questa tavola che è l’altare e nel segno della lavanda dei piedi tra poco: con Gesù, amati da lui e inviati a compiere gesti di vangelo nel nostro mondo”.