“Nella vita spirituale, invece, dove conta diventare bambini, chi non piange regredisce, invecchia dentro, mentre chi raggiunge una preghiera più semplice e intima, fatta di adorazione e commozione davanti a Dio, matura”. Ne è convinto il Papa, che nell’omelia della Messa crismale, presieduta nella basilica di San Pietro, ha esortato i sacerdoti a chiedersi “quanto la compunzione e le lacrime siano presenti nel nostro esame di coscienza e nella nostra preghiera”: “Domandiamoci se, col passare degli anni, le lacrime aumentano. Sotto questo aspetto è bene che avvenga il contrario rispetto alla vita biologica, dove, quando si cresce, si piange meno di quando si è bambini”. Chi ha il dono della compunzione e delle lacrime, secondo Francesco, “si lega sempre meno a sé stesso e sempre più a Cristo, e diventa povero in spirito. In tal modo si sente più vicino ai poveri, i prediletti di Dio, che prima – come scrive San Francesco nel suo testamento – teneva lontani in quanto era nei peccati, ma la cui compagnia, poi, da amara diventa dolce. E così chi si compunge nel cuore si sente sempre più fratello di tutti i peccatori del mondo, senza parvenza di superiorità o asprezza di giudizio, ma con desiderio di amare e riparare”.