Papa Francesco ci raccomanda di essere pastori “che abbiano l’odore delle pecore”.
Che bello quando uno di questi odori è anche l’odore della preghiera delle pecore.
In questi anni ho scoperto che essere parroco vuol dire lasciarsi toccare dalla preghiera del popolo di Dio.
Lasciarsi toccare dalle domande dalle implorazioni, dalle grida, dalla adorazione dalla sensibilità dei fratelli e delle sorelle che il Signore mi ha posto accanto e in qualche modo mi ha affidato.
È un odore fatto da essenze diverse: a volte è un leggiadro profumo, altre volte sa di sudore, in altri momenti è il salato delle lacrime o il vuoto silenzio.
Quante sfumature ha l’odore della preghiera!
Non è l’odore di incenso o di fumo di candele o l’eco soave delle nostre chiese.
L’odore della preghiera passa per le case le strade i luoghi di lavoro e di dolore, per l’entusiasmo della giovinezza come per la pesante solitudine di alcuni anziani.
L’ho incontrato nella trepidazione di una mamma che attendeva la nascita del suo bimbo, nelle preoccupazioni dei genitori per un’adolescenza tumultuosa, nelle fatiche della mancanza di lavoro o di casa, nelle necessità del povero, scartato perché colpevole di esserlo.
E’ l’odore della preghiera nei momenti diversi della vita, nella salute del corpo e dello spirito con la gioia della vita vissuta in pienezza che ci rende capaci di dire Grazie e di essere portatori di bene per gli altri.
E’ la preghiera gioiosa dei fidanzati degli sposi, dei giovani di tutte le età, dei genitori stupiti per il dono della nuova vita loro affidata, la gioia di chi dedica la propria esistenza a ciò che vale di più.
Talvolta ho sentito la stessa gioia, intessuta di letizia e gratitudine, nelle voci nelle preghiere nei silenzi che ho incontrato visitando i malati, oppure accompagnando con rispetto chi si avvicina alla soglia del mistero nel morire.
Essere parroco mi ha fatto scoprire che c’è anche la preghiera di chi non prega.
E’ una preghiera nascosta, segreta, fatta di desiderio, di inquietudine di turbamento, talvolta di rabbia, registri del cuore umano che troviamo senza difficoltà presenti nella bibbia come voce di una umanità, la nostra, che è in cammino, che cerca e spesso non si accorge di essere stata prima ancora cercata.
Il Signore ascolta tutti, come ricordava un amico citando Gandi, diceva “i mulini di Dio macinano tutto”, e quante volte nella scrittura troviamo preghiere che noi giudichiamo sbagliate alle quali il Signore risponde in modo meraviglioso!
La preghiera non ha alcun confine, è allora che, tutte queste preghiere, diverse ricche complesse, a volte a me quasi incomprensibili, sono chiamato a portarle nella mia povera preghiera nell’Eucarestia che celebro, cercando di farle, come posso e come riesco, anche mie.
Credo che la preghiera, come accade per tanti profumi, occorra mescolarla, se non la si mescola rischia di avere solo un odore, non quello delle pecore, termine rigorosamente plurale!
Essa non è mai un fatto individuale è sempre mescolata, fatta di tanti ingredienti.
Il pregare è intriso di innumerevoli, diversi, talvolta contrapposti ed improbabili ingredienti.
Il pregare inizia in un corpo ancor prima che questo nasca, ciò per opera di nostra madre che certamente ha pregato per noi, poi la famiglia, gli amici più vicini, e poi la madre chiesa che è corpo vivo di Cristo, anch’essa ha pregato per noi… e allora avanti a mescolare…con la preghiera dei miei fratelli e delle mie sorelle con la loro vita di famiglia di lavoro di età diverse, vai…vai parroco…mescola, allora mescolo, anche con la mia preghiera, fatta del mio cammino sempre inadeguato ai doni ricevuti, avanti mescola con la ricchezza della preghiera di tutta l’umanità che si rivolge a Dio così come lo conosce o come lo ignora, si mescola anche questo.
Ma soprattutto attenzione, occorre mescolare tutto quello che a volte sembra un intruglio indecifrabile con l’ingrediente vitale, fondamentale, la preghiera incessante di Gesù che tramite lo Spirito grida in noi Abbà Padre, Lui è il fattore fondamentale colui che dal mescolare genera non un intruglio qualsiasi ma comunione con Lui e tra di noi.
Sarei un illuso o un millantatore di preghiera se non avessi la certezza che prima, e oltre la mia preghiera, c’è sempre la preghiera di Gesù, l’unica efficace che da valore ad ogni parola gesto grido silenzio di preghiera che può uscire dalla nostra umanità, che ormai è anche Sua, da noi sue pecorelle, talvolta smarrite ma sempre, bontà sua, ritrovate.
Lui si, Buon Pastore accoglie, sente l’odore dalle sue pecore, ha fiuto perché nessuna vada perduta.
(*) parroco San Giacomo di Rupinaro – Chiavari (Ge)