Diocesi: L’Aquila, messaggio di Pasqua del card. Petrocchi “evento, divino e umano, che genera la speranza”

Foto Calvarese/SIR

“Alzare la ‘Vela della Pasqua’ sull’ ‘albero maestro’ della nostra anima, per essere sospinti in avanti dal ‘Soffio dello Spirito’, come anche dalle correnti tumultuose delle difficoltà, raccolte però e trasformate – attraverso la novità rigenerante della Risurrezione – in dinamiche evangeliche ‘migliorative’, nella dimensione cristiana ed umana. Si impara così ad amare Dio, se stessi e gli altri, con autenticità fattiva e ampiezza crescente”. È la raccomandazione contenuta nel Messaggio per la Pasqua dell’arcivescovo de L’Aquila, card. Giuseppe Petrocchi indirizzato alla comunità diocesana. La Pasqua, scrive il porporato, “spalanca di fronte al nostro sguardo la prospettiva gioiosa della santità, insieme alla consapevolezza di poterla raggiungere, non attraverso le nostre capacità, totalmente insufficienti, ma con l’aiuto onnipotente di Dio. Siamo chiamati ad impiantare un avvincente ‘cantiere di santità’: anzitutto in noi stessi, e poi nel mondo. Se ci lasciamo abitare dal Signore, crocifisso e risorto, possiamo diventare efficaci ‘artigiani’ di santità, collaborando con lo Spirito di Verità e di Amore, che compie il prodigio di condurci alla perfezione evangelica”. È nella libera scelta tra il bene e il male, per Petrocchi, che “si gioca il destino dei popoli come di ogni persona. Dobbiamo, perciò, imprimere a caratteri cubitali nella nostra coscienza la lapidaria sentenza del Libro di Tobia: ‘Coloro che commettono il peccato e l’ingiustizia sono nemici della propria vita’”. La Pasqua di Gesù segna, “in modo indelebile e definitivo, la vittoria del bene sul male: a noi il Signore chiede di farci coinvolgere in questa esperienza di salvezza, che ci rende, secondo la Sua promessa, creature trasformate dall’Amore. Con Lui e in Lui saremo chiamati ad eseguire, fino in fondo, lo ‘spartito della carità’, nelle sue molteplici espressioni. Lo sappiamo: non è impresa su nostra misura, ma è alla nostra portata perché ci è elargita la grazia per concretizzarla”.

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