“La Solennità della Domenica delle Palme di quest’ anno è stata vissuta a Gerusalemme in un clima diverso, in un’atmosfera sospesa che neanche durante la pandemia abbiamo percepito. Alla Celebrazione mattutina al Santo Sepolcro sono mancati i fedeli, i pellegrini, coloro che innalzavano con voce forte canti di gioia per accogliere Gesù. Con tanti sacerdoti e confratelli abbiamo celebrato la Messa ma
è mancata la presenza del popolo di Dio.
I celebranti erano più numerosi dei fedeli!”: così padre Ibrahim Faltas racconta al Sir la Domenica delle Palme che si è celebrata ieri a Gerusalemme e che ha dato avvio alla Settimana Santa.
Pochi permessi ai cristiani e pellegrini assenti. Dalle parole del vicario della Custodia di Terra Santa traspare tutta “la tristezza del momento presente” dovuto alla guerra scoppiata a Gaza dopo l’attacco terroristico di Hamas a Israele lo scorso 7 ottobre. “Sono stati concessi pochi permessi ai cristiani della Cisgiordania per consentire loro di partecipare alle celebrazioni pasquali a Gerusalemme – spiega il frate -. Non sono arrivati pellegrini in Terra Santa per le celebrazioni Pasquali. Negli anni scorsi era difficile trovare sistemazione e ospitalità a Gerusalemme, che accoglieva anche ventimila persone in questo periodo liturgicamente forte e intenso”. Padre Faltas descrive le strade della Città Vecchia e del percorso della Processione delle Palme, che parte da Betfage, “meno affollate rispetto al passato”.
“Gerusalemme quest’anno non ha visto l’incontro delle persone, non ha avuto la presenza della gente che acclama agitando rami di palma, che entusiasta si unisce nella preghiera, che canta insieme inni di gioia nella bellezza della Città Santa. Non può essere gioia piena quando a pochi o a tanti chilometri di distanza manca il rispetto della vita”.
Gioia e tristezza. La processione delle Palme, rimarca il vicario custodiale, “è stata animata solo da pochi appartenenti alla comunità cristiana di Gerusalemme e dai lavoratori stranieri che vivono in Israele. Gli scout non hanno accompagnato i canti con gli strumenti tradizionali, i tamburi e le cornamuse non hanno dato forza al cammino. I presenti hanno percorso la strada con sentimenti molto contrastanti, insieme alla gioia per annunciare l’arrivo a Gerusalemme del Salvatore, si è sentita la tristezza per le conseguenze della guerra e per il clima di terrore che sta vivendo il mondo”. Il patriarca, card. Pierbattista Pizzaballa, che per tradizione lascia la processione e benedice il popolo a Sant’Anna, quest’anno, rivela padre Faltas, “ha voluto proseguire il percorso con gli scout dalla Porta di Santo Stefano fino alla Porta Nuova in un corteo di preghiere intense e di invocazioni alla pace”.
Da Gerusalemme a Piazza san Pietro. Da Gerusalemme a Piazza san Pietro: padre Faltas sottolinea il legame spirituale che tiene uniti questi due luoghi su cui converge, in questa Settimana, lo sguardo del Cristianesimo: “Papa Francesco celebrando la Messa delle Palme ha reso ancora più solenne la celebrazione con il silenzio che ha sostituito l’omelia. Quel silenzio ha consentito il raccoglimento personale e la riflessione profonda sulla Parola appena proclamata, il Verbo che ci introduce al Mistero Pasquale”. La processione delle Palme, spiega, “segna l’inizio di un cammino. Si parte dalla gioia per l’arrivo di Gesù, si percorre la Sua Passione e la Sua Morte lungo la Via Dolorosa che porta al Calvario ma che conclude il suo percorso nella Resurrezione, speranza vera della Vita Eterna. Lungo questa strada, che è l’unica da percorrere, imploriamo la pace, uniti dalla forza della preghiera. La Settimana Santa – conclude – inizi con questa speranza: dal dolore e dalla sofferenza nasca la certezza della Salvezza”.