Settimana Santa: mons. Pennisi (assistente Confederazione), “Confraternite chiamate a dare testimonianza di una vita trasformata dall’incontro con Gesù”

“La Settimana Santa è allo stesso tempo l’ora della luce e l’ora delle tenebre. L’ora della luce, poiché il sacramento del Corpo e del Sangue è stato istituito come il sacramento dell’amore e Gesù continua ad essere per tutti il pane della vita eterna. L’ora delle tenebre perché si consuma il tradimento di Giuda, c’è il sonno e l’abbandono da parte dei discepoli, il rinnegamento di Pietro, il rifiuto malevolo da parte dei detentori del potere politico e religioso e la sua condanna come un malfattore al supplizio della croce proprio degli schiavi”. Lo scrive mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale e assistente della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia, in un messaggio per la Settimana Santa e la Pasqua.
Il racconto della passione di Marco “sottolinea l’aspetto paradossale del mistero pasquale di Gesù”: “L’onnipotenza di Dio si manifesta nell’impotenza umana di Gesù, la bellezza del volto di Dio si rivela nel volto insanguinato di Gesù. Nel momento del buio più fitto si svela appieno il mistero messianico di Gesù: egli non è il messia politico e trionfatore ma il Figlio di Dio che salva donando la sua vita per la salvezza dell’umanità”.
Nella Settimana Santa, ricorda il presule, “moltissime confraternite, oltre che a partecipare alle funzioni liturgiche, sono impegnate a organizzare le tradizionali processioni con grande partecipazione di popolo, nelle quali la drammaticità e la festività sono vissute in una dimensione di coralità e solidarietà. Non si tratta e non di deve trattare di manifestazioni folcloristiche, ridotte a fini speculativi di ostentazione di potere o di promozione turistica per interessi estranei alla pietà popolare, oppure di attenzione esagerata dei momenti esteriori che comportano tra l’altro un eccessivo spreco di risorse”. Soprattutto “nel nostro mondo confraternale, i riti devozionali della Settimana Santa rappresentano un importante gesto missionario, che scaturisce dalla viva testimonianza di una fede cristiana semplice e profonda autenticamente vissuta e trasmessa attraverso la gestualità, le musiche e i canti, le immagini sacre e gli abiti confraternali”.
Mons. Pennisi osserva: “Le Confraternite per coniugare il momento culturale con la liturgia devono superare la frattura fra la devozione, che potrebbe ridursi a spettacolo e la testimonianza di fede nella vita quotidiana”.
Nelle processioni della Settimana Santa, aggiunge, “i membri delle Confraternite non vogliono commemorare un morto, ma professare la propria fede in Gesù Cristo morto una volta ma risorto per sempre. Solo Cristo che ha vinto la morte può smuovere la pietra dell’indifferenza sulla tomba delle nostre azioni vuote e farci passare nella Pasqua dalla tristezza alla gioia, dal peccato a una vita di grazia, dall’odio all’amore, dall’egoismo alla solidarietà, dall’indifferenza alla compassione, dalla divisione alla riconciliazione. La testimonianza di una vita trasformata dall’incontro con Gesù è la missione che Cristo risorto affida ai membri delle Confraternite chiamati ad essere ‘pellegrini di speranza’ in preparazione al Giubileo del 2025”.

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