Persone con bisogni e desideri alle quali la società pone ancora forti pregiudizi. Alla sindrome di Down, è dedicata la Giornata mondiale che si celebra domani (21 marzo), istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2012, e che quest’anno lancia la campagna internazionale “Stop agli stereotipi”. In occasione della Giornata, è stata presentata questa mattina in Campidoglio a Roma, la Conferenza internazionale sulla sindrome in programma nella Capitale dal 5 all’8 giugno presso il contro congressi Nuvola. Promossa dall’Associazione Trisomy 21 research society, l’evento sarà l’occasione per ricercatori e famiglie di confrontarsi e fare il punto sugli studi scientifici. Grazie alla ricerca, infatti, l’aspettativa e la qualità della vita delle persone con sindrome di Down è notevolmente migliorata. “Oggi l’80% raggiunge i 55 anni e uno su dieci i settanta”, ha spiegato Eugenio Barone, ordinario di Biochimica della Sapienza Università di Roma, a margine della conferenza. Anche le malformazioni cardiache che spesso si manifestano nelle persone affette dalla sindrome, “prima non si curavano – continua – mentre ora si scoprono in maniera precoce”. Anche l’accesso alle cure oggi è più semplice: “Questo ha migliorato la qualità della vita. Inoltre le famiglie sono più avvezze a sostenere i figli, a integrarli e supportarli”. Un obiettivo fondamentale sono le sperimentazioni cliniche di nuovi farmaci che coinvolgono le persone con sindrome di Down, “un obiettivo – ha commentato il docente – che fino a qualche anno fa era impensabile, mentre oggi abbiamo colleghi che se ne stanno occupando e che presenteremo durante la prossima Conferenza di giugno”.