Sono oltre 200mila i profughi dall’Ucraina che dal febbraio 2022 hanno cercato rifugio nei Paesi nordici, fino all’Islanda dove il loro numero è aumentato di venti volte negli ultimi anni: è un dato che arriva dalla plenaria dei vescovi dei Paesi scandinavi che si sono riuniti nei giorni scorsi in Lussemburgo per la loro assemblea di primavera. I vescovi si sono confrontati su tre temi in particolare: la preparazione della seconda fase del Sinodo, con una constatazione del vescovo di Copenaghen Czeslaw Kozon: “La sinodalità non è un’opzione, è ciò di cui abbiamo bisogno in questo tempo, per superare divisioni e polarizzazioni”. Il secondo tema è stato il conflitto Israele-Hamas: dal nord dell’Europa un appello accorato per “un cessate il fuoco immediato in Medio Oriente. Sono urgentemente necessari negoziati per il rilascio degli ostaggi e la fornitura di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza”, hanno scritto i vescovi in una nota, insieme alla constatazione che dice: “gli sforzi internazionali possono aprire un nuovo percorso politico verso una pace duratura attraverso il dialogo, come è necessario per altre regioni del mondo devastate dalla guerra”.
Terzo tema della plenaria dei vescovi, l’attacco russo in Ucraina, che è diventato oggetto di una dichiarazione che plaude alla “resilienza dell’Ucraina e agli sforzi compiuti dalle persone di buona volontà per nutrire gli affamati, consolare gli afflitti, curare i malati”. Nel testo si legge che “l’aggressione russa preoccupa anche i nostri Paesi”, in relazione al fatto che “pochi giorni fa la Russia ha annunciato lo spiegamento di truppe lungo il confine finlandese”. Servono forza d’animo, lucidità di pensiero e una visione a lungo termine per la stabilità europea. Seppure la presenza e la convivenza con gli ucraini arrivati nel nord Europa è arricchente, ciò nondimeno è necessario “cercare la pace nel nostro mondo piagato dal peccato”, il che “significa anche dire la verità al potere”.