“Vi confesso che quando vengo al Bambino Gesù provo due sentimenti contrastanti: provo dolore per la sofferenza dei bambini malati e dei loro genitori; ma nello stesso tempo provo una grande speranza, vedendo tutto quello che lì si fa per curarli”. Lo rivela il Papa, nel testo preparato per l’udienza alla comunità dell’ospedale Bambino Gesù, letto da mons. Filippo Ciampanelli, della segreteria di Stato. “Grazie! Grazie di tutto questo. Andate avanti in quest’opera benedetta”, l’omaggio di Francesco, secondo il quale “una delle più belle espressioni che descrivono la missione del Bambino Gesù è ‘Vite che aiutano la vita’”: “Questa è la vostra vera forza e il presupposto per affrontare anche le sfide più difficili”. “Il vostro infatti non è un lavoro come tanti altri”, sottolinea il Papa: “È una missione, che ognuno esercita in modo diverso. Per alcuni essa comporta la dedizione di una vita intera; per altri l’offerta del proprio tempo nel volontariato; per altri ancora il dono del proprio sangue, del proprio latte – per i neonati ricoverati le cui mamme non possono provvederlo –, fino al dono di organi, cellule e tessuti, offerti da persone viventi o prelevati dal corpo di persone decedute. L’amore spinge alcuni genitori al gesto eroico di acconsentire alla donazione degli organi dei loro bambini che non ce l’hanno fatta. In tutto questo ciò che emerge è un ‘fare insieme’, dove i diversi doni concorrono al bene dei piccoli pazienti”.