Suicidio assistito: Riccadonna (La Voce e il Tempo), “completamente privo di serietà, in Piemonte e in altre Regioni, il tentativo di imboccare scorciatoie e legiferare a macchia di leopardo”

Sul suicidio assistito “il Parlamento per ora non ha legiferato. Ed è completamente privo di serietà, in Piemonte e in altre Regioni d’Italia (Veneto, Emilia Romagna), il tentativo di imboccare scorciatoie e legiferare a macchia di leopardo, ponendo i cittadini in condizioni di diseguaglianza sul tema fondamentale della morte”. Lo sottolinea Alberto Riccadonna, direttore del settimanale diocesano di Torino “La Voce e il Tempo, nell’editoriale pubblicato sull’ultimo numero.
“Undicimila firme sono state raccolte dall’Associazione Luca Coscioni per chiedere che la Regione Piemonte riconosca il diritto al suicidio medicalmente assistito. La proposta di legge piemontese – spiega il direttore – potrebbe essere messa ai voti del Consiglio regionale nei prossimi giorni ed è francamente una prospettiva inquietante”. “Lo facciamo osservare – precisa Riccadonna – al di là delle opinioni sulla difesa della vita: con quale serietà si propone che le Regioni d’Italia decidano sulla soppressione della vita umana ciascuna per proprio conto, in ordine sparso, regolando diversamente la morte dei piemontesi rispetto a quella dei siciliani o degli abruzzesi?”. “Conviene ricordare, al di là degli slogan, che oggi in Italia non esiste alcun diritto al suicidio assistito”, prosegue il direttore che, dopo aver ricordato la sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale, la presa di posizione dell’Avvocatura dello Stato che “impugnerebbe le leggi regionali per difetto di competenza” e quella dell’Ufficio legale della Regione Piemonte che “mette in guardia dai provvedimenti incostituzionali”, Riccadonna conclude: “Ce n’è abbastanza per fermare il treno e aspettare il Parlamento, l’istituzione indicata dalla democrazia. Ma prevale il ragionamento o la propaganda?”.

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