Il miglior film internazionale è il britannico “La zona d’interesse” di Jonathan Glazer. Sfuma così il sogno italiano di Matteo Garrone e del suo film “Io Capitano” alla 96a edizione dei Premi Oscar a Los Angeles. Il film di Glazer, a ben vedere, veniva dato come grande favorito per il modo acuto e dirompente con cui ha affrontato il dramma della Shoah nella Seconda guerra mondiale, prendendo le mosse dal romanzo di Martin Amis. Ha dichiarato il regista: “Grazie per questo onore. Le scelte sono state fatte alla luce non solo del passato, ma anche del nostro presente. Contro la disumanizzazione. Il pensiero oggi va alle vittime sia dell’attacco del 7 ottobre sia di Gaza. Tutte vittime della disumanizzazione”. “La zona d’interesse” ha conquistato un altro riconoscimento importante, la statuetta per il miglior sonoro curato da Tarn Willers e Johnnie Burn.
La miglior sceneggiatura originale è, come da previsione, quella del film francese “Anatomia di una caduta” di Justine Triet, firmata insieme al compagno Arthur Harari. “Questo premio – ha dichiarato – mi aiuta a superare la crisi di mezza età. Quando abbiamo iniziato a lavorare al film eravamo chiusi in casa per il Covid, insieme con i bambini”. La miglior sceneggiatura non originale è di “American Fiction” firmata da Cord Jefferson, dal romanzo di Percival Everett.
Oltre al premio per la miglior attrice Emma Stone, il film “Povere creature!” di Yorgos Lanthimos vince tre statuette tecniche significative: per i costumi di Holly Waddington, per il trucco e l’acconciatura degli artisti Mark Coulier, Nadia Stacey e Josh Weston, così come per la scenografia creata da James Price, Shona Heath e Zsuzsa Mihalek.
Miglior film d’animazione è “Il ragazzo e l’airone” del maestro giapponese Hayao Miyazaki. Il corto animato vincitore è “War is Over! Inspired by the music of John & Yoko”. L’Oscar per i migliori effetti speciali è di “Godzilla: Minus One”. Ancora, il miglior cortometraggio è quello firmato dal geniale Wes Anderson “La meravigliosa storia di Henry Sugar” targato Netflix.
Miglior documentario “20 Days in Mariupol” di Mstyslav Černov, che ha dichiarato: “È la prima vittoria per l’Ucraina. Ne sono onorato. Sinceramente, però, avrei voluto non dover girare questo film, su questo tema”. Il miglior corto doc “The Last Repair Shop” di Kris Bowers e Ben Proudfoot.