Aumentare i fondi destinati ai Progetti di rigenerazione urbana e ai Piani urbani integrati dal Pnrr, anche attraverso altre fonti di finanziamento. È l’auspicio espresso oggi da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, nell’ambito dell’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, alla luce della riduzione delle risorse previste dal Piano originario per questi interventi.
“In Italia quasi 3 milioni e 800mila bambini, bambine e adolescenti vivono nelle grandi città metropolitane. Per molti di loro questo significa crescere in quartieri inospitali, privi di servizi e di spazi per il gioco e le relazioni, periferie non solo ‘geografiche’ ma anche sociali ed educative”, ha spiegato nel suo intervento Giorgia D’Errico, direttrice Public Affairs e Relazioni istituzionali di Save the Children, ricordando il rapporto “Fare spazio alla crescita”, realizzato dall’Organizzazione per evidenziare le forti disuguaglianze che riguardano la vita dei giovani all’interno delle 14 città metropolitane del nostro Paese. “È importante ascoltare e riconoscere il punto di vista di chi vive in questi territori, a partire dai più giovani, che possono elaborare proposte valide e creative a partire dalla conoscenza diretta dai loro quartieri”, ha aggiunto.
Save the Children sottolinea che, benché le periferie siano le zone dove maggiore è la presenza di minori, molto spesso i bambini e le bambine che vivono in queste aree devono confrontarsi con fattori di rischio che possono compromettere la loro crescita educativa, sociale ed emotiva: è quindi in queste zone che è particolarmente necessario concentrare risorse e operare interventi di riqualificazione. Le diseguaglianze nella fruizione degli spazi da parte di bambine e bambini, come evidenziato dall’Organizzazione nel corso dell’audizione, ci impongono di ripensare e ridisegnare dal loro punto di vista gli spazi urbani, proprio a partire dalle periferie, dove spesso vanno a risiedere le nuove famiglie.
Il tema delle periferie, viene ricordato dall’Ong, si intreccia indissolubilmente con quello della povertà educativa. Inoltre, è necessario “stanziare fondi statali, secondo una programmazione a lungo termine sulla base di un’‘Agenda urbana nazionale per i bambini’ che preveda interventi di recupero urbano co-progettati con i minorenni residenti nel territorio di riferimento miranti a garantire servizi educativi per l’infanzia; un pasto a scuola al giorno, completo, sano e gratuito per i minorenni di nuclei familiari in povertà certificata; una palestra in ogni scuola e una biblioteca dove garantire anche libri di testo scolastici in comodato d’uso gratuito; scuole aperte tutto il giorno per assicurare il tempo pieno nelle scuole primarie e il tempo prolungato in quelle secondarie di primo e secondo grado; e spazi aggregativi giovanili che prevedano anche orientamento e accompagnamento per i ragazzi e le ragazze che non sono inseriti in alcun percorso di istruzione e formazione, né lavorativo”, ha evidenziato Antonella Inverno, responsabile Ricerca, analisi e formazione di Save the Children.
“Per attivarci al fianco dei minorenni e delle loro famiglie che abitano le periferie abbiamo lanciato la campagna ‘Qui vivo’ con una petizione con cui chiediamo alle istituzioni di assicurare a tutti i bambini che vivono nelle periferie educazione di qualità, attività sportive, spazi sicuri per crescere”, ha ricordato D’Errico.