“Il Sudan sta vivendo oggi una delle crisi umanitarie più crudeli e, allo stesso tempo, meno visibili”. E’ quanto denuncia oggi in una nota Azione contro la Fame che opera in Sudan per rafforzare i mezzi di sussistenza delle famiglie e ridurre l’impatto del conflitto sulla sicurezza alimentare. L’organizzazione collabora anche con 44 centri sanitari in tutto il Paese per curare e prevenire la malnutrizione e la malnutrizione acuta grave, nonché malattie come diarrea, polmonite, malaria e morbillo, soprattutto tra i bambini. Ma è preoccupata: “Siamo a dieci mesi dallo scoppio del conflitto tra le Forze armate sudanesi (SAF) e le Forze di sostegno rapido (RSF), che arriva dopo anni di crisi prolungata e che si sta svolgendo nel cuore della capitale, con un effetto devastante sulla popolazione”. Nel comunicato, si ricorda che l’escalation di violenza ha innescato la più grande crisi di sfollati al mondo, con quasi 11 milioni di persone che hanno progressivamente abbandonato le loro case dall’inizio del conflitto nell’aprile 2023. Dall’inizio del conflitto la tendenza alla malnutrizione acuta nei bambini sotto i cinque anni è in aumento: 14 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente in Sudan, di cui 3 milioni sono sfollati. Anche in questa parte del mondo, “l’intensificarsi delle ostilità ostacola la consegna degli aiuti umanitari, a causa dell’insicurezza e delle restrizioni alla circolazione”. Per questo l’organizzazione chiede di “mettere in campo sforzi coordinati per affrontare le sfide e fornire assistenza salvavita alle popolazioni vulnerabili del Sudan”. Azione contro la Fame chiede inoltre ad “entrambe le parti in conflitto” di “garantire alle organizzazioni umanitarie un accesso libero e senza restrizioni per valutare i bisogni delle comunità, rifornire i beni essenziali e consegnare gli aiuti in modo rapido ed efficace”.