Ucraina: mons. Kulbokas (nunzio) al Sir, “la guerra è sangue che cola, nessuno può giustificare un’azione così cruenta”

“Solo stando qui sul posto, si capisce che la guerra è sangue. È sangue che cola. Sono le persone le prime vittime. Sorge allora una domanda: come è possibile che qualcuno possa ancora giustificare un’azione così cruenta che distrugge le vite umane, tutti i giorni, ogni giorno, e non si ferma? Solo stando qui, diventa chiaro che non è possibile nessuna giustificazione”. A due anni di aggressione russa in Ucraina, parla al sir il nunzio apostolico a Kiev mons. Visvaldas Kulbokas che nel passare in rassegna ad uno ad uno tutti i volti di questa guerra, da voce ad un appello di pace “a nome dei bambini deportati e dei prigionieri che vengono picchiati e torturati senza motivo, a nome dei sacerdoti che sono in cattività, dei feriti, di chi ha perso i propri cari. A nome di chi sta vivendo una guerra molto cruenta”. “Ogni giorno – confida al Sir il nunzio – vediamo con i nostri occhi o leggiamo notizie di intere famiglie che perdono la vita. È una guerra che colpisce non soltanto i militari ma i civili. Ed è una sofferenza a cui ci siamo in qualche modo abituati perché è entrata a far parte della nostra vita di tutti i giorni ma ciò non toglie che è una prova enorme. Ed è proprio questo che fa la differenza tra chi vive qui e chi invece non ha questa possibilità di stare vicino alle vittime”. “Mi rimangono impressi i racconti di alcuni prigionieri che, attraverso gli scambi, sono tornati a casa. Sono talmente traumatizzati che fanno fatica a vivere una vita normale. Dai racconti che ho sentito, la prigionia è stata un inferno. Questo vorrei sottolineare: la guerra è un inferno. Ed è per questo che incoraggio ciascuno ad innalzare preghiere al Signore perché ci aiuti a trovare il modo di fermare questa atrocità”.

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